Te absolvo, Ego

Assolto per aver commesso il fatto. Il processo Mills ci aveva già insegnato che la distinzione tra prescrizione e assoluzione è un tecnicismo superfluo. Quello che conta è la sostanza. Già si sapeva pure che non sarebbe stata questa la volta buona, ma il verdetto finale è comunque poco incoraggiante. I milioni di cittadini che anelano a vedere l’onorevole Berlusconi, almeno per qualche ora, dietro alle sbarre di una cella nutrono ogni giorno speranze più esigue.

In gioco non ci sono solamente futili risentimenti o il desiderio di assaporare una cruda, per quanto tardiva, vendetta. Il semplice sospetto che un cittadino della Repubblica Italiana possa finanziare illecitamente un partito, complilare falsi bilanci, pagare tangenti alla Guardia di Finanza, finire sotto processo, corromperne i testimoni e non solo farla franca su tutta la linea, ma addirittura nel frattempo governare il Paese è già di per sé piuttosto allarmante. Ma il vero problema è soprattutto che, finché rimarrà a piede libero, l’onorevole Berlusconi potrà ancora provocare danni incalcolabili alla nazione. Basti pensare che egli ha più volte dichiarato di non essere interessato al Quirinale per capire che, per quanto possa sembrare inverosimile, il rischio di ritrovarsi con lui al Colle e noi in cella al posto suo con una condanna per vilipendio al Capo dello Stato è in realtà molto concreto.

Man mano che sfumano le possibilità di fermarlo per vie giudiziarie, necessariamente si fa spazio  la meno appagante ma più drastica e realistica speranza che gli vada quanto prima in prescrizione qualche organo vitale. Poco importa se  a quel punto farà in tempo o meno a ottenere in extremis  la sua ultima assoluzione da parte di qualche chierico condiscendente. La soddisfazione di essercene liberati sarà comunque poca cosa di fronte all’amara consapevolezza di esser stati fino all’ultimo presi per il sedere.

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