Ancora qui

Fedele al vecchio motto “scrivi poco, scrivi fuoco”, Bue punto zero per parecchio tempo non si è fatto sentire. Molto di ciò che ha pubblicato in passato è tuttora valido, e questa circostanza ha reso a lungo superfluo lo sforzo di aggiungere nuovi articoli.

L’incombere di nuove elezioni rende particolarmente attuali i numerosi messaggi che sono stati indirizzati agli elettori di Berlusconi (ad esempio questo), nonché l’articolo nel quale avevamo lasciato spazio nientemeno che a un elettore (ex elettore?) leghista. Anche le considerazioni sulla minestra putrida (si intende la coalizione che comprende Forza Italia e Lega) sono ancora valide, anzi il disgusto viene acuito dall’aggiunta massiccia di addensanti quali razzismo e xenofobia.

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La congiura degli onesti

Vorrei tranquillizzarvi: sarà una bufala, e se non è una bufala sarà probabilmente un fuoco di paglia.

Certo, capisco che possa sorgere una certa preoccupazione. Chi è nel giro non ha potuto fare a meno di chiedersi: “Onesti? Politici? Gente onesta in politica? Come è possibile?”. I più navigati, con aria forse un po’ troppo saccente, hanno risposto: “Ma sì, stai tranquillo: anche quelli di prima erano onesti, no? Sono tutti onesti, proprio come noi. Infatti abbiamo collaborato senza problemi, non ci hanno fatto mai mancare niente.”
“No”, insiste lo scettico, “guarda che questi sono onesti davvero! Dicono che vogliono sradicare la corruzione, e come se non bastasse anche perseguire duramente l’evasione fiscale! Ma dico, allora ce l’avete proprio con noi, è una congiura in piena regola! Non basta, pensa che sfregio: addirittura vogliono cancellare tutte le leggi ad personam! E poi, diamine, un minimo di coerenza: una legge che abolisce una legge ad personam non è anche quella una legge ad personam?”.
“Ma dài, sta’ calmo! Ti bevi proprio tutto quello che dicono? Sei così ingenuo? Ripeto: anche quelli di prima hanno sempre detto di essere onesti, onestissimi. E che combattevano la malavita, il crimine. Coraggio dimmi, che cosa cambia? Qual è la differenza?”
“Va bene, ma io non mi fido. Se sono davvero onesti, voglio essere preparato. Come si corrompe un politico onesto? Andrò a vedere se c’è un video su iutiùb che lo spiega.”

Ok, ho cercato di sdrammatizzare, ma voi siete ancora preoccupati. Allora ragioniamo, provate a seguirmi, non è difficile. Ci sono due possibilità: o sono onesti, o non lo sono. Se non lo sono, se sono come tutti gli altri, allora sono dalla nostra parte: il discorso è chiuso. Se invece sono davvero onesti, ma proprio onesti, di che cosa ci preoccupiamo? Un onesto si vanta di meriti non suoi, urla, insulta l’interlocutore, diffama l’avversario, racconta balle su balle in continuazione? Perché, se non fai tutte queste cose, non sei nessuno, non esisti.

E la risposta è: no, un onesto non fa nessuna di quelle cose. Quindi gli onesti, anche se esistono, è come se non esistessero. Rilassatevi, andate a dormire tranquilli. Domani il mondo sarà ancora nostro.

Se a Menate sul Membro un elettore

Io ho sempre votato Lega.

Ma adesso ho detto basta. Da tempo meditavo una discontinuità, poi mi è bastato vedere sui manifesti il faccione di Maroni e accanto la promessa di trattenere il 75% delle tasse al Nord per maturare la decisione di una rottura definitiva.

E che cavolo, abbiamo sopportato di tutto: ci hanno detto che siamo rozzi, stupidi, ignoranti, xenofobi, razzisti, e chi più ne ha più ne metta. Va bene, in qualche caso avranno pure avuto ragione. Ma abbiamo mandato giù tutto questo per avere il 75% dei nostri soldi? E la secessione? Secessione significa che il 100% di quello che guadagnano i padani resta in Padania, tutto il resto sono balle! Noi abbiamo lottato per la secessione, e ci ritroviamo ad elemosinare il 75% di quello che è nostro di diritto? Ma siamo matti?

Eh no, ragazzi, ci vuole qualcosa di nuovo, di rivoluzionario. Ci ho messo un po’ per capire qual è il voto giusto, quello davvero utile alla causa. L’inizio del mio ragionamento è questo: ammettiamo pure di fare la secessione, la Padania si separa, diventa autonoma. Io però vivo in Lombardia, che è la regione che lavora e produce di più in tutto il Nord. Ho studiato tanto, lavoro sodo, guadagno bene: faccio un lavoro di concetto, mica zappo la terra. Perché le mie tasse devono andare a quei bifolchi dei veneti o dei friulani? Anzi, a ben vedere, io vivo a Menate, piccola e ridente cittadina della bassa Brianza, dove strade ed edifici pubblici avrebbero bisogno di un po’ di manutenzione, ma per colpa di Roma ladrona le casse comunali sono sempre vuote. Voglio che le mie tasse rimangano tutte a Menate: perché devo finanziare gli altri comuni, che non so neanche che faccia ha il sindaco, e magari è persino comunista? E si potrebbe anche fare qualcosa per bonificare il torrente che taglia in due il paese e che da anni l’inquinamento ha ridotto ad un rigagnolo puzzolente.

Poi però, pensando al rigagnolo, mi sono detto: quelli che stanno a Menate di Sotto, a sud del Membro, non mi sono mica simpatici, anzi mi sa che sono proprio dei terroni. Lasciamo perdere Menate di Sotto, teniamoci le tasse noi del Nord: padroni a casa nostra. Che poi a Menate di Sopra ci sono tre complessi residenziali e due cascine, quindi tanto vale che paghiamo le tasse a livello condominiale. Però quelli del primo piano fanno sempre baccano e, quando cucinano, nelle scale si sente un tanfo terribile. Quindi la soluzione a cui sono giunto è la seguente: voglio trattenere il 100% delle tasse a casa mia.

Basta con il solito voto alla Lega, ci vuole un cambiamento. Questa volta non mi faccio fregare. Questa volta voto Berlusconi.


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Italiani, brava gente

Davvero, non sono cattivi, almeno non così tanto come potrebbe sembrare. È solo che la democrazia non fa per loro. Basti pensare che l’onorevole Berlusconi non ha neppure ancora deciso se vuole fare il ministro dello sviluppo economico di Mediaset oppure il ministro della giustizia ad personam, e già sta salendo nei sondaggi: milioni di italiani entusiasti e giubilanti ad una sola voce implorano: “Sì, sì, ancora!”.

Nulla può illustrare la situazione meglio di questo monologo, testimonianza di incomparabile valore che probabilmente entrerà a far parte dei testi scolastici multimediali del futuro, stante la sua capacità di esprimere con plastica efficacia la situazione politica dell’Italia a cavallo tra il secondo e il terzo millennio, e nello stesso tempo di offrire agli studenti una limpida illustrazione del concetto di allegoria.

Ricapitolando: è scientificamente ormai provato in modo inequivocabile da più gruppi di ricercatori qualificati e indipendenti che ogni malefatta vera o presunta perpetrata dal nostro soggetto e rilanciata dai media non fa che aumentarne la popolarità presso l’elettorato e conseguentemente il peso politico. Da qui nasce, immediata e folgorante, l’idea di parlarne bene, per cercare di ottenere l’effetto contrario.

Può sembrare difficile, ma Bue punto zero non si ferma davanti a niente. Coraggio, proviamo a parlar bene di Berlusconi. Per cominciare, si deve anzitutto considerare il suo ruolo di direzione e di ideatore di un’attività delittuosa tesa ad una scientifica e sistematica evasione di portata eccezionale.

Può andare? Allora proseguiamo: va poi considerata la particolare capacità di delinquere dimostrata nell’esecuzione del disegno, consistito nell’architettare un complesso meccanismo fraudolento ramificato in infiniti paradisi fiscali, con miriadi di società satelliti e conti correnti esclusivamente in funzione del disegno delittuoso.

E ancora, possiamo forse trascurare che dalla suddetta attività gli è conseguita un’immensa disponibilità economica all’estero in danno dello Stato?

Funziona? Benissimo, allora entriamo nei dettagli: il cosiddetto “giro dei diritti” si inserisce in un contesto più generale di ricorso a società off shore anche non ufficiali ideate e realizzate da Berlusconi avvalendosi di strettissimi e fidati collaboratori. Quello che qui si intende ribadire è la pacifica diretta riferibilità a Berlusconi della ideazione, creazione e sviluppo del sistema che consentiva la disponibilità di denaro separato da Fininvest e occulto. Il sistema così organizzato ha permesso di mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere presso conti correnti intestati a varie società che erano a loro volta amministrate da fiduciari di Berlusconi. Vi è la piena prova, orale e documentale, che Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale dell’enorme evasione fiscale realizzata con le società off shore. Deve ritenersi che l’interposizione di tutte le suddette entità nelle compravendite dei diritti provenienti dall’estero sia stata ideata per il duplice fine di realizzare un’imponente evasione fiscale e di consentire la fuoriuscita di denaro dal patrimonio di Fininvest/Mediaset a beneficio di Berlusconi. Si tratta quindi di un preciso progetto di evasione che si è esplicato in un arco temporale molto ampio, in un vasto ambito territoriale e con modalità molto sofisticate.

Bene, credo che per oggi possa bastare (ma chi invece non si sente ancora sazio può proseguire qui). Pensavo fosse difficile parlare bene di Berlusconi o di quelli che lo votano, ma tutto sommato mi sbagliavo: brava gente davvero, non c’è che dire.


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Dovrebbe dimettersi

Alla fine il coro unanime di coloro che chiedevano con urgenza alle gerarchie ecclesiastiche di prendere posizione nei confronti delle molteplici e bizzarre illazioni circa la vita privata del Premier ha ottenuto una risposta. Un cardinale, il cui nome per rispetto nei suoi confronti non riporterò per esteso, ma mi limiterò ad identificarlo con l’iniziale, ha inserito in un suo discorso ufficiale dei riferimenti impliciti, ma piuttosto mirati, all’argomento. Lo ha fatto inevitabilmente in maniera impacciata, cercando come si suol dire di assestare ora un colpo al cerchio e ora uno alla botte, senza sbilanciarsi troppo né da una parte né dall’altra. Il suo imbarazzo è comprensibile, e denota ancora una volta quello iato, direi quasi lo scollamento, che da secoli esiste nel mondo cattolico tra la teoria e la prassi.

Che l’attuale Governo [Berlusconi IV, NdR], dal punto di vista della Chiesa, sia nella storia d’Italia uno dei più aderenti ai principi evangelici fondamentali è evidente, e infatti sinora gli alti prelati non gli hanno fatto mancare il loro appoggio pressoché incondizionato. Chi non lo riconosce, probabilmente confonde la retta dottrina con un generico buonismo, figlio del sincretismo o peggio ancora di un indifferentismo che porta molti a considerare interscambiabili tutte le fedi, a patto di comportarsi in modo onesto.

Ma il Cristianesimo ha la sua cifra distintiva in passi come questo: “Io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle” (Matteo 5, 39-42).

Uno statista devoto non potrà che declinare questi insegnamenti nell’ambito politico-sociale e instillarli nella sua azione di governo. Chi è, socialmente parlando, il malvagio? Chi è che porta via la tunica al prossimo, o che costringe altri a faticare più del dovuto? Si tratta senza ombra di dubbio dell’evasore fiscale. La parola d’ordine quindi è: piena libertà di evasione, soprattutto per i più “malvagi”, cioè i più ricchi. Il Premier poi non manca di applicare in prima persona il precetto della generosità incondizionata, riversando abbondantemente il denaro risparmiato sugli indigenti che gli chiedono aiuti finanziari.

Il riferimento evangelico più importante, però, il vero faro del Governo, è un altro: la celebre parabola della zizzania: “Un uomo ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio” (Matteo 13, 24-30). Il significato della parabola è oltremodo chiaro: i figli del maligno (la zizzania) devono essere lasciati delinquere in pace. Inutile, anzi controproducente, perdere tempo a perseguire e processare i criminali. Ne discendono iniziative come limitazione o blocco delle intercettazioni, processo lungo, prescrizione breve e molte altre. D’altra parte Gesù Cristo ha detto anche: “Non giudicate, per non essere giudicati” (Matteo 7, 1). Chi si oppone a questo insegnamento più di colui che giudica gli altri per professione? Per questo il giudice è l’Anticristo per eccellenza.

Il cardinal B., però, in questi giorni si è guardato bene dal mettere in evidenza i meriti del Governo. Ha invece condannato in maniera netta l’evasione fiscale (un “cancro sociale”) e lanciato vaghe rampogne verso il “deterioramento del costume”, “comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui”, “stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”, giustificando poi così la sua digressione, quasi a volersi scusare: “Da più parti, nelle ultime settimane, si sono elevate voci che invocavano nostri pronunciamenti.”

Ma ancora una volta i comportamenti del Premier sono improntati ad una attenta ed umile lettura della Bibbia. Essa abbonda di riferimenti a prostitute e ad atti di prostituzione. Che male c’è dunque se egli si riempie la casa di meretrici e, inscenata una vera e propria sacra rappresentazione, immedesimandosi pienamente nel Cristo le perdona, le benedice e le congeda con un solenne: “Va’, e non peccare più”?

Purtroppo B., per il suo ruolo di Cardinale, non può limitarsi al Vangelo, ma deve rispettare una prassi morale che di evangelico ha ben poco, essendo stata stabilita secoli dopo da un pugno di Padri della Chiesa frustrati e sessuofobici. La Chiesa intesa come popolo di fedeli da tempo lo ha capito, e di fatto se ne infischia dei vari precetti relativi alla sessualità, ma le gerarchie stentano ancora a distaccarsi dalla Tradizione, considerandola sostanzialmente immutabile. E quindi se un uomo sposato divorzia e trova una nuova fidanzata, pur con l’accortezza di mantenere lontana dai riflettori la sua relazione per non dare motivo di scandalo ai benpensanti ipocriti, automaticamente scatta impietosa la gogna: peccato di fornicazione.

È comprensibile l’imbarazzo del Cardinale. Ma in una situazione come questa la cosa poteva essere gestita certamente meglio. Piuttosto sarebbe stato preferibile il silenzio. Insomma, B. dovrebbe dimettersi.

Se tu non paghi le tasse

Chi l’avrebbe mai detto che mandando al governo un miliardario privo di scrupoli (curiosamente le due cose vanno spesso insieme) le tasse sarebbero state abbassate per i meno abbienti e alzate per i ricchi? Forse qualcuno l’aveva previsto. Ma certamente nessuno poteva immaginare che l’evasione fiscale sarebbe stata così efficacemente contrastata. Questa foto scattata il mese scorso alla Stazione Centrale di Milano mostra la campagna di sensibilizzazione dell’Agenzia delle Entrate (marchiata con il logotipo della Presidenza del Consiglio) in tutta la sua soggiogante potenza.

Se tu non paghi le tasse, gli altri le pagano per te