L’imbranato

Credo di avere qualche problema con il mio subconscio, forse mi servirà uno psicanalista di quelli bravi. Io che sono un tipo così pacifico, che non ho mai usato altra arma che la parola, che non ho mai fatto ricorso ad altra forza che quella della ragione, fare un sogno del genere! Sto passeggiando tranquillo ai margini di un grande parco quando un’automobile accosta vicino a me. Vedo che a bordo ci sono diverse persone; mi fanno un cenno. Mentre percorriamo sperdute strade di campagna ho un barlume di lucidità e mi rendo conto che nel mondo reale non sarei mai salito su un’auto piena di sconosciuti con una simile facilità. Sono tutti molto cortesi, ma a volte ho l’impressione che quando volgo lo sguardo fuori dal finestrino si lancino tra loro occhiate complici e si trattengano a stento dal ridacchiare.

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Nulla fu più come prima

   —Buongiorno, Sapientone.—
   —Buongiorno. Sono le ore sette e quarantacinque, la temperatura esterna è di sedici gradi, il tempo previsto per oggi è prevalentemente sereno con foschia al mattino e possibili rannuvolamenti in serata.—
   —Ottimo. Hai controllato il rapporto che ho preparato? Va inviato entro stamattina.—
   —Certamente. Ho inserito alcuni possibili miglioramenti per rendere più chiari i passaggi chiave, oltre ad un paragrafo conclusivo che identifica le prossime azioni da compiere. Non appena avrà approvato le integrazioni provvederò ad inviarlo.—
   —Allora più tardi lo leggerò. Anzi, no, mandalo così com’è, con le tue modifiche. Mi fido.—
   —Rapporto inviato.—
   —Messaggi dai miei contatti?—
   —Un messaggio da Giusy, molto simile a quello dell’altro ieri. In quel caso aveva risposto con un cuoricino. Devo rispondere allo stesso modo?—
   —Mmm, sì però… il cuoricino mettilo al contrario, sottosopra.—
   —Posso chiedere che cosa significa?—
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Maschio e femmina li mutò

Che già nel tardo Precambriano si fosse sviluppata una forma di vita capace di dare luogo ad una civiltà evoluta e organizzata nessuno fino a poco tempo fa l’avrebbe minimamente sospettato, ma le centinaia di milioni di anni che sono trascorse dalla sua estinzione spiegano facilmente la quasi totale assenza di tracce del suo passaggio. Il vero colpo di fortuna è il recente ritrovamento di alcuni frammenti ben conservati di una sorta di stele, recante le evidenti tracce di una scrittura ideografica. La datazione del reperto, che precede di poco (in termini di ere geologiche) la cosiddetta “esplosione cambriana”, è la chiave che ha permesso di tradurre alcuni brevi passi dell’antichissimo testo, di cui riportiamo la versione ad oggi considerata più attendibile. A nessuno può sfuggire l’importanza di questo documento, che testimonia uno snodo cruciale nell’evoluzione della vita sulla terra.

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Vaccino? Non ci va

“Ciao. Ehi, ti vedo bene!”
“No, guarda, sono uno straccio.”
“Ma ti stai riprendendo, no? Dài, raccontami.”
“Che cosa vuoi che ti dica… è stata dura. Tutti quei giorni in ospedale. Ma non mi sono mai scoraggiato: sono sempre stato convinto che ce l’avrei fatta.”
“E com’era in ospedale? Erano organizzati bene?”
“Mah, sì, eravamo in tanti… cioè: tanti pazienti. Tantissimi. Ma il personale si dava un gran da fare. Purtroppo non tutti ne sono usciti come me.”
“E ti hanno detto qualcosa? Voglio dire…”
“Ah, sì. Nulla di particolare, mi hanno solo lasciato intendere che avrei fatto meglio a vaccinarmi. Io non ho risposto niente, non mi andava di essere sgarbato, e poi come ti ho detto hanno sempre lavorato bene. Be’, insomma, hanno fatto il loro dovere.”
“Hai detto che eravate in tanti? E riuscivano lo stesso a seguirvi tutti?”
“Era proprio il momento del picco. Avevano occupato quasi tutto l’ospedale, io ero in quello che normalmente è il reparto di medicina generale.”
“Càspita! E come hanno fatto a svuotare un reparto? Dove li hanno messi tutti gli altri pazienti?”
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L’emissario dal mondo oscuro

Il mondo da cui provengo, e al quale non farò ritorno, è avvolto nell’oscurità. Un vasto spazio buio e vuoto, punteggiato qua e là da tenui globi caldi e densi, lontano dai quali nessuna forma di vita conosciuta può sussistere.

A lungo la mia stirpe ha ignorato l’esistenza di mondi paralleli: l’ha immaginata, certo, l’ha vagheggiata in infinite forme e varianti, ma solo in tempi recenti ne ha avuto la prova. Anche allora, però, quel nuovo mondo è rimasto avvolto nel mistero. Sembrava che non ci fosse modo di conoscerlo, di entrare in relazione con esso: sapevamo che esisteva, anzi che coesisteva con il nostro mondo, nello stesso spazio fisico; sapevamo che era molto più vasto del nostro, e che a differenza di esso non era concentrato in piccoli insignificanti punti densi, ma distribuito più uniformemente in uno spazio immenso; sapevamo infine che non vi era alcuna possibilità di contatto, o meglio così credevamo. Non potendo vederlo, questo mondo era stato chiamato “oscuro”. Mai un nome fu scelto in modo meno appropriato!

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La nuova nascita

L’autore di questa breve memoria, scritta inizialmente per essere diffusa solo nell’ambito di una ristretta cerchia di conoscenti, a seguito delle mie ripetute e insistenti richieste ne ha consentito la pubblicazione a condizione che non fosse possibile risalire alla sua identità o a quella degli altri protagonisti della narrazione. Per questo motivo sono stati soppressi o sostituiti tutti i nomi di luoghi o persone che ne avrebbero potuto permettere l’identificazione.


     Oggi sono in pochi a ricordare il nome di Saverio T., ma ci fu un tempo in cui quasi tutti nel nostro paese, che pure non è poi così piccolo, lo conoscevano bene. Ancora non molti anni fa il suo caso veniva citato da persone che non avevano mai incontrato Saverio di persona (negli ultimi tempi aveva adottato uno stile di vita piuttosto riservato e trascorreva spesso le sue giornate senza uscire di casa), ma che erano state molto colpite dai racconti che circolavano circa le ultime ore della sua vita terrena. Tali racconti si differenziavano tra di loro, è vero, per diversi dettagli: secondo alcuni ad esempio era stato proprio Saverio a far chiamare don Luigi B., all’epoca parroco nella nostra comunità; secondo altri invece l’iniziativa era stata di un suo conoscente, e Saverio si era inaspettatamente trovato il sacerdote al capezzale. Tutti concordavano tuttavia sul fatto centrale della vicenda: Saverio T., assiduo frequentatore in gioventù di ambienti anarchici, ateo dichiarato e soprattutto convinto anticlericale, sul letto di morte fece esplicita richiesta di ricevere i Sacramenti.
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L’infiltrato

L'infiltrato

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La cattiva notizia

1 In principio era il denaro, e il denaro era presso il potere, e il potere era corruzione. 2 Venne Bettino a predicare il latrocinio della pecunia pubblica, e molti lo seguivano. Ma egli diceva loro: “Dopo di me viene uno che è più forte di me: io vi ho rubato gli spiccioli, ma lui vi lascerà in mutande”. 3 E venne anche Silvio per farsi battezzare, e quando uscì dall’acqua vide aprirsi i cieli e le reti Mediaset scendere su di lui. E si sentì una voce dal cielo: “I programmi riprenderanno dopo la pubblicità”.

4 Lo Spirito condusse allora Silvio su una nave da crociera e lì lo lasciò per quaranta giorni e quaranta notti, sottoposto ad ogni tentazione. 5 Quando vide che iniziava ad annoiarsi, il diavolo lo riportò in città, lo pose sulla guglia più alta del tempio e gli disse: “Guarda, tutto questo regno con tutta la sua ricchezza e la sua gloria può essere tuo”. E Silvio rispose: “Qua la mano, affare fatto”.
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Il rapporto di Baltasar

[Ancora un po’ di svago e relax per i lettori di Bue punto zero, prima che si scateni l’inferno della campagna elettorale. Questa volta l’occasione è l’Epifania, qui proposta in una lettura un po’ più agghiacciante del solito]

   Mentre con l’umiltà e la reverenza che si addicono a questo luogo mi prostro al cospetto del trono regale, ardisco fregiarmi dell’incomparabile onore di comunicare a vostra Maestà che la missione da Voi magnanimamente affidatami è stata portata a termine con un completo successo. Nel Tempio già fervono i preparativi per la presentazione, a cui la vostra augusta presenza potrà conferire somma solennità.

   Devo aggiungere che nel portare a termine il nostro compito io e i miei compagni non abbiamo incontrato la minima difficoltà. Le mappe dei cartografi reali sono, come è noto a tutti, estremamente accurate, e i valichi che ci è stato necessario superare erano quasi completamente sgombri dalla neve. Il vento e la pioggia hanno preferito starci lontano, consapevoli dell’insuperabile gravità della missione.

   Nulla durante il nostro viaggio è accaduto che non fosse stato profetizzato dall’Oracolo. Giunti nelle aride terre d’occidente fummo subito accolti dal re di quella regione, despota vile e mendace. Egli sperava di sfruttare la nostra conoscenza per impadronirsi di ciò a cui noi pure bramavamo. Quello spregevole tiranno fingeva di non saper nulla, e desiderava che lo erudissimo su ogni cosa; noi accortamente gli rivelammo solo ciò che già sapeva, e lo congedammo con la promessa di ritornare presto da lui. Egli ci diede fiducia, e ci lasciò liberi di proseguire il cammino. La strada che rimaneva da percorrere era breve, e i nostri passi furono guidati dalla divina sapienza che splendeva in cielo. Quando la luce si fermò indicandoci con precisione la meta, ci affacciammo alla porta e ci ritrovammo al suo cospetto.
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Vecchi archivi cartacei

[In occasione della fine del mondo, Bue punto zero offre ai suoi lettori un piccolo svago meta-letterario ed auto-referenziale. Buon divertimento.]

Q-maiuscola

uando Maurice entra trova Cornelius ad accoglierlo. Si stringono la mano.
–Grazie per aver risposto così prontamente alla mia richiesta.–
–Non fa un po’ troppo freddo qui?–
–Forse. Ma solo chi non lavora a ritmo serrato se ne lamenta. E come vedi siamo tutti a testa bassa. Vuoi un caffè?–
–Già preso l’altro ieri.–
–Va bene. Sarai curioso di sapere perché ti abbiamo chiesto di venire qui.–
Maurice segue Cornelius nel suo ufficio, dove si trova un uomo che lavora ad un terminale. Si presentano.
–Satyajit è il mio assistente diretto. Mi ha aiutato a formare questo gruppo di lavoro. Operiamo sotto il controllo dell’esercito, ma abbiamo una buona autonomia.–
Si siedono alla scrivania, uno di fronte all’altro.
–Sono curioso, sì. Questi giorni potrebbero essere gli ultimi, sai bene che avrei voluto rimanere il più possibile con la mia famiglia.–
–Ti capisco. Ma è proprio per tener viva una speranza che stiamo lavorando così alacremente. Stiamo battendo una strada decisamente non convenzionale, e potremmo aver bisogno di te.–
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