Piove…

Meteorologicamente parlando il 2014 è stato un anno caratterizzato da piogge abbondantissime, per molte aree geografiche addirittura eccezionali. Come non rammentare allora il vecchio e mai smentito motto che mette in stretta correlazione le precipitazioni atmosferiche e l’onestà della classe politica che ci governa?
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Il piano B

Va bene, dal punto di vista istituzionale dare l’incarico a Bersani era la cosa più giusta da fare. E poi, non si sa mai: potrebbe anche succedere che un numero sufficiente di senatori 5 stelle si decida davvero a fare ciò che Grillo e Berlusconi temono di più, ovvero mandare a quel paese il capo supremo e sostenere l’ipotesi di governo che Bersani andrà presumibilmente a presentare tra qualche giorno.

Ma sperare nei miracoli non è, di per sé, una strategia politica che si possa considerare vincente. Avevamo già proposto un piano A, che obiettivamente era un po’ troppo ardito per essere preso realisticamente in considerazione. Ma c’è ancora un piano B, di gran lunga più praticabile, tant’è vero che è stato presentato ufficialmente al Capo dello Stato durante le consultazioni. Purtroppo Napolitano ha preferito un’altra strada, e a questo punto rimane la speranza che la mossa vincente venga compiuta dal suo successore se, come probabile, Bersani fallirà la missione. Peccato però aver perso tutto questo tempo. In questo frangente la cosa giusta da fare era, una volta tanto, dare ascolto a Grillo: conferire l’incarico al MoVimento 5 Stelle.
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La gallina, domani

Riprendiamo il discorso sull’uovo e sulla gallina che avevamo introdotto nell’articolo precedente.

La possibilità che Grillo compia l’auspicata scelta intelligente sembra ogni giorno più remota, ma non per questo dobbiamo astenerci dal proporre soluzioni che ci paiono valide ed efficaci, anche perché i deputati e senatori a 5 stelle potrebbero essere dotati quel briciolo d’intelligenza che forse manca al loro capo politico, e provvedere in autonomia a raccogliere i suggerimenti. Se avrete la pazienza di leggere fino in fondo, potrete seguire il dipanarsi della matassa in una serie di passaggi che porterà ad un risultato inatteso e sorprendente.

Partiamo da questo assunto elementare: se vogliamo evitare la sciagurata ipotesi di un “governissimo”, è necessario in primo luogo che il PD riconosca di avere in questo momento tutto da perdere, e che l’unico modo per limitare i danni è concedere a Grillo molto più di quanto Grillo sia disposto a concedere al PD (cioè praticamente nulla, a quanto pare). In secondo luogo è necessario che PD e Grillo convergano nella scelta di un premier. Ci sono molti aspetti su cui potrebbero e dovrebbero concordare, ma quello davvero fondamentale è uno solo: l’antiberlusconismo. È certamente possibile che nella dirigenza del PD ci sia qualche filoberlusconiano, ma si può sperare che si tratti di una minoranza in mezzo ad un buon numero di antiberlusconiani; di sicuro comunque la base del PD si compone soprattutto di appartenenti a quest’ultima categoria. Il MoVimento, si sa, è anti-tutto, quindi è anche antiberlusconiano, su questo non ci piove. È quindi su questo punto che la convergenza andrebbe cercata. Oltre ad essere notoriamente e incontrovertibilmente antiberlusconiano, il candidato premier dovrebbe anche possedere un discreto livello di esperienza governativa, ed essere credibile nel momento in cui andrà a proporre un programma che giocoforza sarà modellato su quello del MoVimento. Chi ci mettiamo?
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Concorso scuola: selezioniamo i prof del futuro

Se qualcuno volesse avere un’idea di come sarà la scuola che il Governo ha iniziato in questi mesi a plasmare, può farsela grazie alle modalità previste per la preselezione all’imminente “concorsone”.

Come molti già sanno, la prova consiste nel rispondere in 50 minuti a 50 domande relative a capacità logiche, comprensione del testo, informatica e lingua straniera. Chiunque può mettersi alla prova tramite un’apposita applicazione pubblicata sul sito del Ministero. Tramite questo “esercitatore” gli aspiranti docenti, ma anche tutti i comuni cittadini, possono partecipare ad una vera e propria sessione di esame, rispondendo alle stesse domande (in tutto sono 3500) che verranno poi proposte alla preselezione.

Il primo interrogativo che si affaccia alla mente, di fronte di questo stato di cose, è: che senso ha proporre agli aspiranti docenti una prova così frenetica? Se molte domande risultano banali al limite dell’idiozia, molte altre richiedono una riflessione particolarmente attenta, che una tempistica così ristretta rende pressoché impossibile. Il secondo è: che senso ha rendere noti in anticipo i contenuti dell’esame? Per dare ai candidati un’idea del tipo di test che dovranno affrontare potevano bastare un paio di esami di prova simili (ma non identici) a quelli veri. I candidati invece hanno la possibilità di visionare tutte le domande che verranno proposte all’esame, ma solo a patto di rimanere davanti al PC, connessi al sito del ministero, otto ore al giorno per dieci giorni circa.

Per rispondere bisogna innanzitutto ricordare che il Ministro avrebbe desiderato offrire con questo nuovo concorso un’opportunità ai giovani, ma è stato costretto da un’entità maligna (la legge) a limitare l’accesso alle prove solo a chi si è laureato entro il 2002, e pertanto la maggior parte degli iscritti si colloca attorno ai 35 anni o più. Però — deve aver pensato il nostro — l’importante è essere giovani dentro.

Proviamo a chiederci chi avrà la possibilità di arrivare davvero preparato alla prova preselettiva. In prima posizione si collocano quei laureati che dopo aver conseguito il titolo hanno sostenuto un paio di colloqui di lavoro, sono stati rifiutati (o forse sono stati un tantino choosy) e allora, amareggiati e deloosy, hanno abbandonato ogni velleità lavorativa, hanno infilato le pantofole e si sono accomodati sul divano a guardare la TV o giocare con i videogiochi, facendosi mantenere da mamma e papà. Poi alla notizia del nuovo concorso hanno colto la palla al balzo, si sono iscritti e ora potranno dedicare il loro abbondantissimo tempo libero a ripetere fino alla nausea le tremilacinquecento domande dell’esercitatore, in modo da poterle poi affrontare ad occhi chiusi e superare la preselezione a colpo sicuro.

Questo è il primo modello di professore che il Ministro vuole selezionare e proporre per formare le generazioni a venire: il bamboccione.

Vi sono naturalmente altre tipologie di docente che emergeranno da questa prova. In seconda posizione troviamo un cospicuo numero di aspiranti docenti dotati di una memoria infallibile, grazie alla quale hanno ottenuto una brillante laurea ripetendo pappagallescamente ad ammirati professori interminabili collezioni di tomi. Pur non avendo a disposizione  tutte le ore libere dei sopracitati bamboccioni (questa seconda tipologia potrebbe anche essere già dedita ad un lavoro e/o tenere famiglia), tali aspiranti potranno nei prossimi giorni trovare facilmente sul web tutte le domande corredate di risposta esatta, e impararle a memoria senza neanche bisogno di perdere tempo con l’esercitatore.

Gli insegnanti del passato erano soliti ripetere pedantemente ai loro studenti un precetto ormai superato: “Non studiate tutto a memoria, la cosa importante è capire quello che si legge!”. Ora invece entreranno nelle aule delle scuole italiane docenti che dall’alto della loro esperienza insegneranno: “Non sforzatevi di capire, studiate a memoria. Imparate da me: è così che ho trovato lavoro”.

Quasi inutile a questo punto aggiungere quali figure saranno invece immediatamente scartate dalla preselezione. Facciamo solo qualche esempio tratto dalla vasta gamma di precari storici attualmente in servizio, che verranno inesorabilmente scavalcati dai vincitori del concorso.

C’è ad esempio il prof di latino e greco che potrebbe competere in una gara di oratoria con Cicerone, che però non conoscendo con precisione la differenza tra although e despite cadrà sui quesiti di inglese.

C’è il prof di storia che sa raccontare la caduta di Costantinopoli o la guerra dei cent’anni come se ci fosse stato, che però non saprà completare una sequenza numerica come 12, 17, 36, 34, 108, 68, 324.

C’è il prof di matematica che risolve a mente equazioni differenziali di secondo grado, ma essendo un po’ astigmatico non riesce a contare le lettere della seguente domanda (codice originario 4586) relativa alle capacità logiche:

Forse questo concorso non migliorerà la qualità dell’insegnamento nelle scuole italiane. Però qualcosa di buono se ne potrebbe comunque trarre. Si dovrebbe somministrare il test preselettivo ai membri del Governo (inclusi ministri, viceministri, sottosegretari e compagnia). E chi non risulta in grado di comprendere un testo, di esercitare capacità logiche, di utilizzare strumenti informatici e di padroneggiare una lingua straniera venga subito cacciato a calci in culo, magari restituendo anche lo stipendio.

Nani e ballerine cercansi

Ai tempi del Governo Berlusconi IV le frange più estreme dell’opposizione avevano l’abitudine di riferirsi alla collegialità dei ministri ricorrendo ad un’infelice espressione coniata negli anni ottanta, riservando in particolare l’appellativo di “nano”, declinato in diverse varianti, al Premier, e quello di “ballerine” alla cerchia dei ministri, e soprattutto delle ministre, a lui più vicini. Bue punto zero si è sempre dissociato e continuerà a dissociarsi da questo vergognoso accostamento, che considera gravemente lesivo della dignità dei nani e delle ballerine.

Per riparare almeno in parte ad danno inferto alla reputazione di tali categorie, all’approssimarsi di nuove elezioni, che si auspicano imminenti, e della conseguente formazione di un nuovo governo, Bue punto zero si fa promotore di una nuova iniziativa: la nomina di un nano –uno vero– a Ministro delle Pari Opportunità, e di una ballerina –una vera– a Ministro dello Sport e dello Spettacolo, previa attenta valutazione dei curricula dei candidati e rigorosa selezione in base alla cultura, le competenze e le esperienze correlate alle due posizioni. Se vuoi sostenere questa iniziativa, inserisci qui sotto la tua adesione.

Il bue e l’asino

Forze dell'Ordine

Il Popolo è sovrano. Una volta che ha scelto di delegare a qualcuno il governo del Paese, costui deve essere libero da qualunque vincolo. Una limitazione posta a lui è una limitazione posta al Popolo, che perderebbe così la sua sovranità.

Questo è, in sintesi, il pensiero di chi ci governa oggi [ottobre 2011, NdR]. Secondo questo pensiero, chi critica o si oppone al Governo si presenta come traditore del Popolo. Un’opposizione dura è criminalizzata, un’opposizione fiacca è derisa, un’opposizione mediocre non è neppure degna di essere considerata.

Date queste premesse, è evidente quanto sia difficile la vita di chi persegue una via pacifica di contrasto al Governo. Ma quali sono le alternative? Le istituzioni, comprensibilmente, fanno il possibile per scoraggiare le soluzioni non pacifiche ai problemi sociali. Il principale deterrente è costituito dalle Forze dell’Ordine, a cui viene affidato il compito di proteggere persone e cose da azioni violente. Esse si compongono in gran parte di padri di famiglia che cercano di guadagnarsi il pane in modo onesto e utile, e la cui unica colpa è essere agli ordini di un Governo corrotto dagli interessi personali di un’infida oligarchia giunta al potere a suon di menzogne. Questi servitori dello Stato, schierati e imbardati nella loro tenuta antisommossa, sanno bene che il vero nemico non è quello che hanno di fronte, ma quello che si trova alle loro spalle, asserragliato nei suoi palazzi. Tuttavia non possono permettersi così alla leggera di tradire il loro mandato, ammutinandosi e unendosi alla folla dei manifestanti. Sono ostaggi del potere, scudi umani posti a salvaguardia della corruzione. Allo stesso modo anche i manifestanti sanno, o dovrebbero sapere, che quelle corazze nascondono persone che sono vittime dello stesso male contro cui essi manifestano.

Una soluzione pacifica, fortunatamente, sembra a portata di mano. Ma non dobbiamo illuderci. Dobbiamo pensare ad un “piano b” che eviti alle Forze dell’Ordine il dilemma etico dell’ammutinamento, un piano che permetta di salvare capra e cavoli. La cosa è possibile. Potrebbero essere necessari un coordinamento e una prontezza da flash-mob che il Web 2.0 può senz’altro contribuire a raggiungere.

In altre occasioni ho cercato di essere ottimista, ma è ora d’uopo, per illustrare il discorso, esplorare nuovi scenari.

Il Governo non cade. Berlusconi, rinunciando temporaneamente a spese voluttuarie, dà fondo alle sue liquidità, e poco alla volta riconquista una larga maggioranza in Parlamento. Quando è certo di poter affondare il colpo, fa mettere all’ordine del giorno una nuova legge per garantirsi l’impunità, non solo in questo o quel processo, ma in tutti quelli presenti e futuri. Il Presidente della Repubblica, poverino, intanto ha avuto qualche problema di salute. Niente di grave, ma alla sua età bisogna riguardarsi. Così il Presidente del Senato ne fa temporaneamente le veci, pronto a firmare istantaneamente qualunque testo gli venga sottoposto, senza neppure leggerlo. Già passata con successo al Senato, la legge attende solo l’approvazione definitiva della Camera. L’opposizione, ridotta all’osso, si ritrova del tutto impotente, e abbandona l’aula come inutile, estremo segno di protesta.

In piazza Monte Citorio però si raduna una grande folla di cittadini provenienti da ogni parte d’Italia in rappresentanza dell’intero Paese. La manifestazione non è autorizzata, ma si compone con disciplina e senza tumulti. Uno spesso cordone di Forze dell’Ordine in tenuta antisommossa circonda il maestoso edificio dove i depuForze dell'Ordinetati si apprestano ad esprimere il loro voto. L’ordine di disperdere la folla non è ancora stato dato, ma potrebbe arrivare da un momento all’altro, al primo gesto minaccioso. Il silenzio, in una piazza stipata di gente, è irreale, e rende la tensione ancora più sfibrante. L’obelisco che fronteggia il palazzo è il muto gnomone di una gigantesca meridiana che sta per segnare l’ora fatidica.

Nell’Aula si dà inizio alle operazioni di voto. Fuori non vola una mosca, nessuno osa respirare, l’aria sembra di ghiaccio. Ma in un istante il silenzio viene squarciato: un ragazzo dall’espressione sbalordita è salito sulla base di un lampione e aggrappato ad esso con una mano protende l’altra verso il cielo, indicando un punto al di sopra dei tetti della Città Eterna che iniziano a tingersi dei colori del tramonto. ─Guardate!─ urla con tutto il fiato che ha in corpo, ─Un asino che vola!─.

A quel grido centinaia di caschi si scuotono, gli scudi si abbassano, le visiere di plastica si sollevano, e nel silenzio nel quale è ripiombata la piazza si ode un brusio di “Dove? Dove?”. Ed ecco che, quatte quatte, centinaia e centinaia di persone sfilano silenziose in punta di piedi, le ginocchia un po’ piegate, il busto leggermente chinato in avanti, tra le maglie improvvisamente allentate del cordone di protezione.

E, una volta varcata la soglia del palazzo, giù pacche sulle spalle, strette di mano, baci, abbracci, collane di fiori, canti e danze festose. O forse no, ma, se il Popolo è sovrano, qualunque cosa decida di fare in quel momento la accetteremo con indulgenza e distacco.