Quiminale

Quando Berlusconi è stato proclamato ufficialmente candidato al ruolo di Presidente della Repubblica, come prima cosa mi sono visto balenare davanti la pletora di articoli che, una decina d’anni fa, avevo incentrato sulla sua abietta figura.

Uno dei primi flash è stato il seguente passo: “Berlusconi ha più vite di un Terminator, e quando sembra spacciato è capace di ricominciare a strisciare aggrappandosi con i denti alle gambe delle sedie”. Certamente quando lo scrivevo avevo ben chiaro il suo significato, ma sinceramente non avrei immaginato di ritrovarmi a riesumarlo più di due lustri dopo la sua pubblicazione.

D’altra parte uno degli ultimi articoli in cui nominavo il lestofante ne preannunciava distopicamente la risurrezione, e il suo agghiacciante vangelo, che risale all’anno precedente, termina tristemente con il popolo che prega invano di essere liberato dall’incomoda presenza.

Mi sembra inutile ora l’articolo in cui mi soffermavo dettagliatamente sui suoi crimini quasi quanto quello in cui cercavo, per l’ennesima volta, di dissuadere un suo elettore dal votarlo. E mi sembra attuale invece quello in cui paventavo la possibilità di finire in galera per vilipendio al Capo dello Stato, nel caso in cui lo Stato scegliesse come vile capo il poco onesto statista di cui sopra.

Ma ora basta guardare al passato: rivolgiamoci al futuro, e poniamoci una semplice domanda: avremo un criminale al Quirinale?

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L’emissario dal mondo oscuro

Il mondo da cui provengo, e al quale non farò ritorno, è avvolto nell’oscurità. Un vasto spazio buio e vuoto, punteggiato qua e là da tenui globi caldi e densi, lontano dai quali nessuna forma di vita conosciuta può sussistere.

A lungo la mia stirpe ha ignorato l’esistenza di mondi paralleli: l’ha immaginata, certo, l’ha vagheggiata in infinite forme e varianti, ma solo in tempi recenti ne ha avuto la prova. Anche allora, però, quel nuovo mondo è rimasto avvolto nel mistero. Sembrava che non ci fosse modo di conoscerlo, di entrare in relazione con esso: sapevamo che esisteva, anzi che coesisteva con il nostro mondo, nello stesso spazio fisico; sapevamo che era molto più vasto del nostro, e che a differenza di esso non era concentrato in piccoli insignificanti punti densi, ma distribuito più uniformemente in uno spazio immenso; sapevamo infine che non vi era alcuna possibilità di contatto, o meglio così credevamo. Non potendo vederlo, questo mondo era stato chiamato “oscuro”. Mai un nome fu scelto in modo meno appropriato!

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