Contro la legge bavaglio

Per protestare contro la legge bavaglio che le Camere stanno in questi giorni esaminando, sulla scia della vibrante protesta lanciata da Wikipedia, vi mostriamo un’anteprima di come potrebbe diventare Bue punto zero nel caso essa venisse approvata: tipograficamente sgangheràto.

Egregi, illustri ed eziandio morigerati Onorevoli!

Avreste timore? Proprio non c’è bisogno di alcun bavaglio, voi caldeggiate cio‘ che ai sorridenti, docili cittadini un torto appari!

Siete seri, mai tronfi, azzimati. Chi ha visto di che solerzia  è capace il Parlamento allor deve lodarvi. Gli insulti si disperderanno al vento, credetemi, sappiatelo!

Pudenda #9

  1. Giuseppe Angeli
  2. Deborah Bergamini
  3. Esteban Juan Caselli
  4. Remigio Ceroni
  5. Giuseppe Cossiga
  6. Stefano De Lillo
  7. Vincenzo Antonio Fontana
  8. Luigi Grillo
  9. Beatrice Lorenzin
  10. Mauro Pili

Il Popolo della libertà, a cui appartengono gli onorevoli sopra citati, da oggi insigniti del disonore delle Pudenda di Bue punto zero, si dichiara leale con l’Esecutivo e si presenta come il principale sostenitore del Governo Monti; addirittura “sostiene il governo Monti molto lealmente e molto concretamente e in modo convinto, perchè tutta l’azione di governo si configura come il completamento di quello che noi abbiamo realizzato nel corso di questi anni”.

Sembra quasi un sostegno senza se e senza ma, ma solo se il Governo si astiene dal toccare gli interessi del Capo: in caso contrario si ricorre al ricatto. Non appena si è parlato di far pagare a Mediaset le frequenze televisive, improvvisamente la riforma del lavoro che prima sembrava andare così bene è diventata, dopo qualche minima correzione apportata per saziare i modesti appetiti del Pd, una emerita ciofeca. Non appena il Ministro della Giustizia propone pene più severe per i corrotti, si rispolvera la famigerata legge bavaglio, nota anche come ammazza-blog, la quale era stata all’origine dell’iniziativa delle Pudenda. Iniziativa che pertanto risulta più attuale che mai.

Per saperne di più, riparti dall’inizio.

Pudenda #2

  1. Giorgio Bornacin
  2. Maurizio Del Tenno
  3. Agostino Ghiglia
  4. Paola Goisis
  5. Ugo Lisi
  6. Salvatore Mazzaracchio
  7. Guglielmo Picchi
  8. Oreste Tofani
  9. Piergiorgio Stiffoni
  10. Valentino Valentini

Se li conoscete, sapete già che sarebbe bene, per quanto possibile, evitare la loro compagnia. Altrimenti potrete appagare la vostra curiosità leggendo la prima di queste deplorevoli liste.

Pudenda #1

Come preannunciato in un precedente intervento, pubblico oggi la mia prima lista. Concentratevi e procedete con calma.

  1. Carla Castellani
  2. Carlo Ciccioli
  3. Giovanni Fava
  4. Isidoro Gottardo
  5. Simonetta Licastro Scardino
  6. Marco Martinelli
  7. Piergiorgio Massidda
  8. Giovanna Negro
  9. Fabio Rizzi
  10. Paolo Tancredi

Se non avete riconosciuto questi nomi, vuol dire che ho già segnato un punto; altrimenti potete saltare direttamente al prossimo paragrafo. Nel primo caso sarete forse curiosi di sapere chi sono questi Carneade e perché li ho esposti qui. Ebbene, anche se mi disgusta comporre una tale sequenza di lettere sulla tastiera, risponderò: la lista include dieci deputati e senatori della sedicesima Legislatura della Repubblica italiana. E non deputati e senatori qualunque, ma iscritti ai gruppi parlamentari del Popolo della Libertà e della Lega Nord Padania.

Perché, nonostante la ripugnanza che ispira, ho pubblicato questa lista? Ci sono alcuni parlamentari, tra quelli che sostengono il Governo [Berlusconi IV, NdR], i cui nomi tutti conoscono, che operano in prima linea e la cui reputazione è ormai definitivamente compromessa. Ma ce ne sono molti altri che possono sperare, una volta finita la legislatura, di godersi la pensione in un tranquillo anonimato o, peggio ancora, essere rieletti. Che accadrebbe però se, uscendo per l’ultima volta dalla Camera o dal Senato, trovassero le strade tappezzate con manifesti recanti il loro nome stampato a caratteri cubitali e, collocato sotto la minacciosa scritta “Noi non dimentichiamo”, l’elenco delle porcate che hanno votato? Purtroppo quel momento è ancora lontano, ma per muovere un primo passo nella direzione giusta la mia proposta è di diffondere nel Web una serie di liste come quella qui sopra. È importante che ogni lista sia abbastanza breve da permettere a chi la legge di soffermarsi su ciascun nome e memorizzarlo. Naturalmente l’elenco completo si trova sul sito del Parlamento, che è la fonte ufficiale da cui ho tratto, rimestando e pescando a caso con un lungo bastone, la presente lista.

Anche se ammetto che sia molto improbabile che accada, nutro poi la tenue speranza che qualcuna delle persone che ho nominato venga a sapere della mia iniziativa, e che ne sia infastidita. Potrebbe ad esempio domandarmi: “Perché proprio il mio nome, in mezzo a centinaia di altri parlamentari?”. E se mi chiedesse in modo cortese di rimuovere questo articolo, naturalmente mi dimostrerei collaborativo e sarei pronto ad intervenire il giorno stesso in cui il sito del Parlamento desse notizia ufficiale delle dimissioni dell’interessato.

Quando infine l’espressione “deputato/senatore della sedicesima legislatura” sarà universalmente e pacificamente riconosciuta come gravemente lesiva della dignità di colui al quale è accostata, può darsi che sarò costretto a pubblicare una rettifica, poiché come è noto il bavaglio che potrebbe entrare in vigore non si applicherà alle notizie false, ma semplicemente a quelle ritenute offensive dall’interessato.

Fino ad allora, comunque, seguiterò a pubblicare periodicamente nuove liste di nomi pescati a caso dal Parlamento della Repubblica italiana.

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Le marionette e il bavaglio

È giusto porre limiti alla libertà di espressione? È giusto impedire a qualcuno di esporre e diffondere con i mezzi che preferisce ciò che più gli aggrada? È giusto punire qualcuno per ciò che ha detto o scritto?

La risposta non può che essere un secco: dipende.

Il nostro codice penale prevede reati come l’ingiuria e la diffamazione, e limita quindi gli aspetti deteriori della libertà di espressione individuale. Al di fuori di queste casistiche, rimane comunque un ampio margine di discussione. Potrebbe sembrare ragionevole adottare un atteggiamento equanime, tale per cui se si pretende per se stessi un certo grado di libertà, la si debba garantire parimenti anche agli altri. Se sceglieremo questo criterio, ascolteremo indulgenti coloro che dicono, per esempio, che Silvio Berlusconi è il miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, o che Giorgio Napolitano è il miglior Presidente della Repubblica dal Pleistocene ad oggi. Saremo disposti anche a discutere con chi ci venga a dire che il sole gira attorno alla terra o che c’è qualcosa che si muove più velocemente della luce. Ove possibile intavoleremo una discussione per esaminare e valutare gli elementi che costoro porteranno per avallare la loro pretesa; altrove, avvalendoci del diritto di libera espressione da noi stessi sancito, risponderemo con una sonora pernacchia.

Questo criterio può sembrare apprezzabile per la sua immediatezza e semplicità, ma purtroppo il mondo reale è più vario e complesso di quanto a volte si potrebbe desiderare. Una incondizionata libertà di espressione, in realtà, è un lusso che non possiamo permetterci. È necessario porre una limitazione. Non una limitazione blanda e generica, ma severa e circostanziata. Mentre la libertà di espressione deve essere garantita e anzi incoraggiata per chi formula idee proprie, a prescindere dal loro orientamento, così non deve avvenire per chi espone idee altrui, soprattutto se ciò avviene dietro compenso. Quest’ultima situazione, descritta nei più accreditati testi specialistici come “prostituzione intellettuale”, rappresenta infatti un serio pericolo per la società. Vi sono in circolazione (potete trovarne i volti in TV, se non avete ancora gettato via il televisore, e i nomi in calce ad articoli di giornale) alcuni individui che sembrano umani, ma in realtà sono marionette. Individui che aprono la bocca o estraggono la penna a comando, ed espongono in forma personale contenuti che il loro padrone dall’alto comunica attraverso fili spesso (ma non sempre) invisibili, ma il cui effetto è evidentissimo.

Le parole, avevo scritto in precedenza, sono armi potenti. Un fuoco incrociato e coordinato che da più parti si scatena su un unico obiettivo può provocare danni inestimabili. Per questo si può rendere necessario invocare a gran voce un bavaglio, da applicare rigorosamente a tutti i prostituti intellettuali. Ma visto che proprio in questi giorni così tante persone stanno manifestando agguerrita contrarietà ad ogni forma di censura, potremmo magnanimamente orientarci verso un’alternativa più aperta e generosa. Anziché chiudere loro la bocca, potremmo limitarci ad imporre in apertura di ogni loro esternazione pubblica la seguente avvertenza: “Attenzione, sono un/una prostituto/a intellettuale. Copulo dietro compenso. Si prega di prendere le dovute precauzioni”.

Bue punto zero

Si sono presentati forse nella storia tempi e luoghi in cui poteva dirsi onorevole o persino nobile il mostrarsi neutrali, distaccati, equidistanti. Qui e ora certamente no. Questo è oltre ogni ragionevole dubbio un momento in cui è doveroso per ciascuno esprimere senza esitazione tutta la propria faziosità, esternare senza troppi giri di parole le proprie convinzioni, puntare con decisione il dito senza lasciarsi trattenere dal vago timore di offendere qualcuno.

A volte per iniziare ci si può limitare ad un gesto, non necessariamente solo simbolico. Se ad esempio scorgiamo nella televisione uno strumento utile a rimbambire e anestetizzare la gente, può essere già un passo avanti eliminarla, gettando lo sgargiante elettrodomestico in pasto alla più vicina discarica autorizzata. Viceversa, nel momento in cui si intravede il rischio che una forma di espressione dalle potenzialità rivoluzionarie venga tarpata da chi ha interesse a mantenere con ogni mezzo lo status quo, una tra le risposte possibili può essere aggiungere la propria voce a quelle già innumerevoli che la sostengono. E allora entrano in gioco le parole, che sono una delle armi più potenti di cui disponiamo.

Non mi dilungherò qui a parlare del Web 2.0 e del ruolo che ha avuto nella storia recente di alcuni importanti paesi dell’area mediterranea. Né mi soffermerò sulla correlazione esistente, a livello mondiale, tra il rispetto dei diritti umani e l’attività di censura operata sulla rete, o sui dettagli della legge cosiddetta “bavaglio” che nei prossimi giorni potrebbe essere approvata dal parlamento della Repubblica italiana. Per il momento mi limito ad auspicare che l’inversione di tendenza sia già avvenuta, che il giro di boa sia alle spalle, che il fondo sia già stato toccato, che il punto zero della scala dell’ignominia in cui un popolo bue pasciuto a suon di spot pubblicitari ci ha scaraventati stia per entrare a far parte dei ricordi del passato.

Se le cose stessero effettivamente in questo modo, probabilmente non ci sarebbe un bisogno così impellente di spendere tempo a scriverne.

Partendo quindi dall’assunto più che probabile che il mio auspicio debba essere smentito, do inizio ad una serie di interventi il cui obiettivo minimo è riuscire ad illudermi di aver fatto qualcosa di costruttivo, mentre per quanto riguarda il massimo non pongo limiti di sorta. Ho intenzione infatti di sfidare qualunque tipo di bavaglio con iniziative clamorose e dirompenti. Quindi rimanete sintonizzati.