Il pesce piccolo

Il pesce piccolo ha abboccato. Fritto e mangiato in un boccone. E adesso?

Che Grillo avesse rinunciato ad assicurarsi immediatamente un succulentissimo uovo per mirare ad una più corposa gallina in futuro era ormai chiaro da tempo. Unendo le sue forze a quelle del PD avrebbe potuto pescare subito il pesce grosso, ma ha preferito una strategia più rischiosa e potenzialmente più devastante. Ha attaccato prima il punto più debole, il pesce più piccolo. Ed è stato davvero facile, come soffiare su un castello di carte: il PD ha fatto quasi tutto da solo.

Uno dei ritornelli di Grillo è che PD e PdL sono uguali e che i partiti non rappresentano i cittadini. Che cosa fa il PD per smentirlo? Si mette d’accordo col PdL per votare un Presidente della Repubblica che piaccia a Berlusconi, in aperto contrasto con la volontà della base.
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Base per bassezza

Non c’è dubbio che la cosa migliore fatta dal MoVimento 5 Stelle da quando è in Parlamento sia proporre Rodotà come Presidente della Repubblica. Ed è significativo che questo nome non venga né da Grillo né dai suoi gruppi parlamentari, ma dalla base del movimento.

Parallelamente è accaduto che il nome inizialmente scelto dai vertici del PD, gradito a Berlusconi e quindi tra i peggiori possibili, sia stato poi sostituito con uno sgraditissimo a Berlusconi, e quindi tra i migliori possibili, dopo che la base del partito aveva messo in atto una sommossa.

Se ne deduce che in generale la base è migliore del vertice. Ma forse non in tutti i casi: non sono pervenute evidenze così macroscopiche relativamente a base e vertice del PdL. Qualcuno può suggerire un criterio con il quale sia possibile misurare e mettere a confronto le rispettive bassezze?

Presidente del Corpo Sciolto

L’elezione del Presidente della Repubblica rappresenta per il Partito Democratico, che la controlla al 99%, un’ultima, estrema possibilità di riscatto. Se a nomina avvenuta Berlusconi (che, lo ricordiamo, aveva detto che voleva andarsene da questo Paese di merda) si dichiarerà soddisfatto, vorrà dire che il PD ha perso definitivamente ogni traccia di dignità, e che Berlusconi aveva ragione (sulla merda).

Se invece Berlusconi andrà su tutte le furie e minaccerà di andarsene all’estero, vorrà dire che per una volta il PD avrà fatto qualcosa di buono.

Ma, fra i tanti nomi che sono stati ventilati, quale dobbiamo auspicare? Il requisito di essere intollerabile agli occhi di Berlusconi è fondamentale, ma l’elenco di coloro che lo soddisfano è molto lungo, e va scremato con criteri di selezione più stringenti. Aggiungiamone dunque un paio: il candidato ideale è uomo (o donna) di chiara fama, sia in Italia sia all’estero, conosce bene la Costituzione e la rispetta con profonda convinzione, direi quasi con devozione.
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Rompiballe a vita

Se uno degli obiettivi di Grillo era rompere le balle al sistema politico, direi che c’è riuscito abbondantemente. Ora che ha fatto pesare i milioni di voti che il suo movimento ha ricevuto mettendo in stallo quasi ogni attività politica, molti cominciano a pensare che con questi voti dovrebbe iniziare a fare qualcosa di costruttivo. Ci sono però degli ostacoli oggettivi, il primo dei quali è che a quanto pare non ne ha la minima intenzione. Dopo aver affossato l’ipotesi di un governo Bersani e dopo aver ribadito che non farà accordi con nessuno, continua a chiedere l’incarico di governo per il suo movimento, senza tuttavia indicare neppure il nome di un possibile candidato premier. Tutto ciò va poi accostato ad un altro problema, anzi un’anomalia, già segnalata da più parti, che riguarda il ruolo di questo “capo politico” del MoVimento 5 Stelle: non è stato eletto, non ricopre alcuna carica pubblica, non è vincolato a doveri o responsabilità istituzionali di alcun tipo, ma pontifica sguaiatamente su tutto e su tutti e soprattutto controlla indirettamente le azioni, le parole (e, qualcuno sospetta, anche le menti) dei deputati eletti con il suo simbolo.
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Il piano B

Va bene, dal punto di vista istituzionale dare l’incarico a Bersani era la cosa più giusta da fare. E poi, non si sa mai: potrebbe anche succedere che un numero sufficiente di senatori 5 stelle si decida davvero a fare ciò che Grillo e Berlusconi temono di più, ovvero mandare a quel paese il capo supremo e sostenere l’ipotesi di governo che Bersani andrà presumibilmente a presentare tra qualche giorno.

Ma sperare nei miracoli non è, di per sé, una strategia politica che si possa considerare vincente. Avevamo già proposto un piano A, che obiettivamente era un po’ troppo ardito per essere preso realisticamente in considerazione. Ma c’è ancora un piano B, di gran lunga più praticabile, tant’è vero che è stato presentato ufficialmente al Capo dello Stato durante le consultazioni. Purtroppo Napolitano ha preferito un’altra strada, e a questo punto rimane la speranza che la mossa vincente venga compiuta dal suo successore se, come probabile, Bersani fallirà la missione. Peccato però aver perso tutto questo tempo. In questo frangente la cosa giusta da fare era, una volta tanto, dare ascolto a Grillo: conferire l’incarico al MoVimento 5 Stelle.
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L’allegra lombrìccola

Si può affermare con una certa sicurezza che è più utile un lombrico di Schifani. Schifani non è un verme. Il verme ha una sua dignità di anellide che Schifani neppure si sogna. Solo se a Schifani fosse dato dello Schifani dovrebbe essere considerata ingiuria grave, lesiva della sua reputazione. Ma verme no, è un complimento, un accostamento del tutto improprio. Viva il verme. Abbasso Schifani.

(Fonte: Beppegrillo.it)

Una dozzina di senatori 5 stelle nel ballottaggio per l’elezione della seconda carica dello Stato, carica che si colloca appena un gradino sotto al Presidente della Repubblica, del quale fa le veci in caso di indisposizione, ha scelto di non seguire la linea votata a maggioranza dal gruppo e sostenere Grasso contro Schifani.

Si tratta di una scelta comprensibile e condivisibile. Provate ad immedesimarvi in qualcuno che si trovi nella prospettiva di vedersi di fronte, per tutta la durata della legislatura, un essere che paragonato ad un lombrico risulta viscido e ripugnante. A maggior ragione non possiamo biasimare quelli che, dominando la propria volontà e il proprio istinto, hanno dimostrato il coraggio e l’abnegazione necessari per seguire la linea stabilita dal gruppo nonostante fossero di diverso avviso. Il vero problema è quella maggioranza di trentotto senatori che nella riunione preliminare volta a decidere tale linea ha votato per l’astensione, pur sapendo che alcuni colleghi non avrebbero mai potuto seguire quell’indicazione. Questi trentotto hanno mostrato di non capire che il ballottaggio serve proprio per dare la possibilità a chi nelle votazioni precedenti ha perso il proprio favorito di indicare il meno peggio tra i contendenti rimasti, e non per dichiarare un’adesione incondizionata ad un particolare candidato o al suo entourage.

Vi è qualcuno tra i grillini che ritiene Grasso, per storia personale e levatura morale, paragonabile anch’egli ad una qualche sorta di verme? Benissimo: viva il verme, abbasso Schifani. Il quale comunque –faccio umilmente notare– aveva già occupato con la sua verminosa presenza il centro dell’emiciclo per quasi cinque anni, e quindi, in base ad uno dei princìpi fondamentali del MoVimento, andava comunque alla prima occasione schiodato dalla sua poltrona.

Purtroppo dopo questo episodio le speranze espresse qualche tempo fa di trovare nei parlamentari eletti con il MoVimento 5 Stelle un livello di intelligenza un poco superiore a quello del loro capo politico si sono molto ridotte, e andando avanti di questo passo c’è il rischio che i loro nomi siano tra i primi ad entrare nella nuova serie di Pudenda che sicuramente prima o poi saremo costretti a pubblicare.

La gallina, domani

Riprendiamo il discorso sull’uovo e sulla gallina che avevamo introdotto nell’articolo precedente.

La possibilità che Grillo compia l’auspicata scelta intelligente sembra ogni giorno più remota, ma non per questo dobbiamo astenerci dal proporre soluzioni che ci paiono valide ed efficaci, anche perché i deputati e senatori a 5 stelle potrebbero essere dotati quel briciolo d’intelligenza che forse manca al loro capo politico, e provvedere in autonomia a raccogliere i suggerimenti. Se avrete la pazienza di leggere fino in fondo, potrete seguire il dipanarsi della matassa in una serie di passaggi che porterà ad un risultato inatteso e sorprendente.

Partiamo da questo assunto elementare: se vogliamo evitare la sciagurata ipotesi di un “governissimo”, è necessario in primo luogo che il PD riconosca di avere in questo momento tutto da perdere, e che l’unico modo per limitare i danni è concedere a Grillo molto più di quanto Grillo sia disposto a concedere al PD (cioè praticamente nulla, a quanto pare). In secondo luogo è necessario che PD e Grillo convergano nella scelta di un premier. Ci sono molti aspetti su cui potrebbero e dovrebbero concordare, ma quello davvero fondamentale è uno solo: l’antiberlusconismo. È certamente possibile che nella dirigenza del PD ci sia qualche filoberlusconiano, ma si può sperare che si tratti di una minoranza in mezzo ad un buon numero di antiberlusconiani; di sicuro comunque la base del PD si compone soprattutto di appartenenti a quest’ultima categoria. Il MoVimento, si sa, è anti-tutto, quindi è anche antiberlusconiano, su questo non ci piove. È quindi su questo punto che la convergenza andrebbe cercata. Oltre ad essere notoriamente e incontrovertibilmente antiberlusconiano, il candidato premier dovrebbe anche possedere un discreto livello di esperienza governativa, ed essere credibile nel momento in cui andrà a proporre un programma che giocoforza sarà modellato su quello del MoVimento. Chi ci mettiamo?
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L’uovo, oggi

L'uovo oggi, la gallina domani

Smaltita l’euforia per la sconfitta di Berlusconi, sotto di più di un milione e mezzo di voti rispetto al PD al Senato e di un milione e trecentocinquantamila e passa rispetto a Grillo alla Camera, adesso è il momento di affrontare la realtà. Ci sono alcune questioni serie che meritano attenzione.

La prima pertiene all’àmbito della fisiologia clinica ed in realtà non è che una conferma di un fatto già risaputo, e cioè che gli effetti della lobotomia sono irreversibili.

La seconda invece è di ordine politico, e riguarda le scelte che farà prossimamente il drappello dei parlamentari eletti con il MoVimento 5 stelle. Grillo afferma di voler ostacolare quel “governissimo” a cui PD e PdL saranno costretti a ricorrere se il MoVimento non appoggerà nessun’altra ipotesi di governo. Ma forse almeno in questo caso Grillo si comporta come tutti i comuni politici: dice una cosa e ne pensa un’altra.

Il dilemma davanti al quale si trova è molto semplice: meglio un uovo oggi o una gallina domani? Meglio un risultato limitato, ma quasi certo e immediato, o uno più a lungo termine, più ambizioso ma più aleatorio?

L’uovo sarebbe Berlusconi. Cooperando con il PD Grillo ha la possibilità concreta di mettere in piedi una legge sul conflitto di interessi, ripenalizzare quello che era stato depenalizzato, espungere dal Parlamento i condannati e così via. Questo potrebbe significare l’eliminazione di Berlusconi dalla scena politica –e forse anche da quella sociale– del Paese.

La gallina è il fine ultimo per cui ha fondato il MoVimento: sfasciare il sistema dalle fondamenta. E la gallina può sperare di ottenerla solo se lascia che il Governissimo si faccia, limitandosi a dire che non gli piace e che non partecipa. Questo significa che Berlusconi entra nel Governo, che influenza l’elezione dei presidenti delle Camere e della Repubblica, che asservisce ogni scelta dell’esecutivo ai suoi squallidi interessi. Così quando si tornerà alle urne il MoVimento otterrà presumibilmente il doppio dei consensi, e spaccherà tutto. O invece (e qui sta l’elemento aleatorio) gli elettori si romperanno le balle anche di Grillo e non andranno proprio a votare, lasciando i destini del Paese nelle mani dei lobotomizzati.

Sarà che siamo pavidi e poco inclini al rischio, ma a noi al momento attuale pare preferibile la prima scelta, che tra l’altro ha questo vantaggio: una volta eliminato Berlusconi non ci sarà bisogno di rimpiazzarlo, mentre una volta demolito il sistema bisognerà sostituirlo con qualcos’altro.

Su quale opzione cadrà la decisione finale? Difficile dirlo. Possiamo però osservare che una delle cose che più stanno a cuore a Grillo è preservare la sua creatura dall’accostamento a qualunque altro partito politico, perché la differenza tra l’uno e gli altri deve essere sempre ben chiara e netta,  e proprio questo potrebbe trattenerlo dal garantire la fiducia ad un governo che includa politici di professione. Da questo punto di vista, però, ci sentiamo di tranquillizzarlo. Per distinguersi dal PdL ci vuole davvero poco: rischi non ce ne sono. E distinguersi dal PD è quasi altrettanto facile, basterà fare una cosa intelligente.


Leggi la seconda parte: La gallina, domani

Se mangi questa minestra

Per aiutare i cittadini ad orientarsi in mezzo al mare di balle che la campagna elettorale propone quotidianamente, Bue punto zero ha preparato un piccolo, sintetico vademecum per l’elettore informato. Ogni sforzo è stato profuso per garantirne l’imparzialità, ma ciascuno di essi è fallito miseramente.

Partito Democratico
Vedi: coalizione “Italia Bene Comune”

Unione dei Democratici Cristiani e di Centro (UDC)
Emanazione indiretta dello Stato Pontificio, ne rispecchia le principali caratteristiche; di queste la più entusiasmante è un immobilismo da rigor mortis, a cui si associa l’ossequio al motto evangelico “a chi ha sarà dato in abbondanza, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.
Consigliato a chi versa in stato di coma irreversibile, ai vegetali, ai defunti. Sconsigliato a chiunque abbia un pur minimo residuo di attività cerebrale.

Lega Nord
Vedi: Popolo delle Libertà

Scelta Civica con Monti per l’Italia
Vedi: Unione dei Democratici Cristiani e di Centro

Rivoluzione Civile
Aggregazione estemporanea e variegata di personalità politiche e non politiche più o meno illustri che include tra l’altro i frammenti meno autolesionisti della sinistra italiana, propone un programma assai antiquato (la Carta Straccia del 1947), brandendo il quale aspira nientemeno che ad annientare la mafia, la corruzione e l’evasione fiscale.
Consigliato ai partigiani della Costituzione; sconsigliato agli evasori fiscali, ai partigiani della prostituzione, a Berlusconi.

MoVimento 5 stelle
Il capo politico di questo movimento si distingue per l’esternazione a giorni alterni di una verità elementare e di una madornale cazzata; è presumibile che i suoi candidati, i quali più che ad occupare un posto in Parlamento aspirano a toglierlo agli altri, si riterranno moralmente vincolati a fare lo stesso quando saranno eletti.
Consigliato soprattutto ai berlusco-fascio-leghisti delusi che, non ancora soddisfatti dei danni arrecati al Paese, si ostinano ad andare a votare.

Sinistra Ecologia Libertà
Vedi: coalizione “Italia Bene Comune”

Popolo delle Libertà (PdL)
Quando si riscalda una minestra avariata, il fetore che si sprigiona può essere insopportabile.
Consigliato solamente a chi ha accidentalmente ingerito una sostanza altamente tossica e ha bisogno urgente di vomitare.

Coalizione “Italia Bene Comune”
Vedi: Partito Democratico




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