La gallina, domani

Riprendiamo il discorso sull’uovo e sulla gallina che avevamo introdotto nell’articolo precedente.

La possibilità che Grillo compia l’auspicata scelta intelligente sembra ogni giorno più remota, ma non per questo dobbiamo astenerci dal proporre soluzioni che ci paiono valide ed efficaci, anche perché i deputati e senatori a 5 stelle potrebbero essere dotati quel briciolo d’intelligenza che forse manca al loro capo politico, e provvedere in autonomia a raccogliere i suggerimenti. Se avrete la pazienza di leggere fino in fondo, potrete seguire il dipanarsi della matassa in una serie di passaggi che porterà ad un risultato inatteso e sorprendente.

Partiamo da questo assunto elementare: se vogliamo evitare la sciagurata ipotesi di un “governissimo”, è necessario in primo luogo che il PD riconosca di avere in questo momento tutto da perdere, e che l’unico modo per limitare i danni è concedere a Grillo molto più di quanto Grillo sia disposto a concedere al PD (cioè praticamente nulla, a quanto pare). In secondo luogo è necessario che PD e Grillo convergano nella scelta di un premier. Ci sono molti aspetti su cui potrebbero e dovrebbero concordare, ma quello davvero fondamentale è uno solo: l’antiberlusconismo. È certamente possibile che nella dirigenza del PD ci sia qualche filoberlusconiano, ma si può sperare che si tratti di una minoranza in mezzo ad un buon numero di antiberlusconiani; di sicuro comunque la base del PD si compone soprattutto di appartenenti a quest’ultima categoria. Il MoVimento, si sa, è anti-tutto, quindi è anche antiberlusconiano, su questo non ci piove. È quindi su questo punto che la convergenza andrebbe cercata. Oltre ad essere notoriamente e incontrovertibilmente antiberlusconiano, il candidato premier dovrebbe anche possedere un discreto livello di esperienza governativa, ed essere credibile nel momento in cui andrà a proporre un programma che giocoforza sarà modellato su quello del MoVimento. Chi ci mettiamo?
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Se mangi questa minestra

Per aiutare i cittadini ad orientarsi in mezzo al mare di balle che la campagna elettorale propone quotidianamente, Bue punto zero ha preparato un piccolo, sintetico vademecum per l’elettore informato. Ogni sforzo è stato profuso per garantirne l’imparzialità, ma ciascuno di essi è fallito miseramente.

Partito Democratico
Vedi: coalizione “Italia Bene Comune”

Unione dei Democratici Cristiani e di Centro (UDC)
Emanazione indiretta dello Stato Pontificio, ne rispecchia le principali caratteristiche; di queste la più entusiasmante è un immobilismo da rigor mortis, a cui si associa l’ossequio al motto evangelico “a chi ha sarà dato in abbondanza, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.
Consigliato a chi versa in stato di coma irreversibile, ai vegetali, ai defunti. Sconsigliato a chiunque abbia un pur minimo residuo di attività cerebrale.

Lega Nord
Vedi: Popolo delle Libertà

Scelta Civica con Monti per l’Italia
Vedi: Unione dei Democratici Cristiani e di Centro

Rivoluzione Civile
Aggregazione estemporanea e variegata di personalità politiche e non politiche più o meno illustri che include tra l’altro i frammenti meno autolesionisti della sinistra italiana, propone un programma assai antiquato (la Carta Straccia del 1947), brandendo il quale aspira nientemeno che ad annientare la mafia, la corruzione e l’evasione fiscale.
Consigliato ai partigiani della Costituzione; sconsigliato agli evasori fiscali, ai partigiani della prostituzione, a Berlusconi.

MoVimento 5 stelle
Il capo politico di questo movimento si distingue per l’esternazione a giorni alterni di una verità elementare e di una madornale cazzata; è presumibile che i suoi candidati, i quali più che ad occupare un posto in Parlamento aspirano a toglierlo agli altri, si riterranno moralmente vincolati a fare lo stesso quando saranno eletti.
Consigliato soprattutto ai berlusco-fascio-leghisti delusi che, non ancora soddisfatti dei danni arrecati al Paese, si ostinano ad andare a votare.

Sinistra Ecologia Libertà
Vedi: coalizione “Italia Bene Comune”

Popolo delle Libertà (PdL)
Quando si riscalda una minestra avariata, il fetore che si sprigiona può essere insopportabile.
Consigliato solamente a chi ha accidentalmente ingerito una sostanza altamente tossica e ha bisogno urgente di vomitare.

Coalizione “Italia Bene Comune”
Vedi: Partito Democratico




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L’XYZ della democrazia

La legge esiste per tutelare i più deboli. Ove questa venisse a mancare, non si applicherebbe altro che la semplice e atavica legge del più forte. In un Paese democratico, in teoria, il potere lo detiene il popolo, e la legge tutela le minoranze (in assenza di questa tutela, infatti, non si parla di democrazia, ma di dittatura della maggioranza). Capita tuttavia che il voto popolare consegni il potere ad un’oligarchia avida e corrotta, la quale lo esercita contro gli interessi del popolo stesso. In questo caso è il popolo ad occupare la posizione più debole, e la legge, fintanto che è applicata, rimane la sua unica tutela. Nel momento in cui, in un regime democratico già gravemente compromesso, si indebolisse o venisse del tutto a mancare un’istituzione dotata dell’autorità di far rispettare la legge, si assisterebbe inevitabilmente alla fine della democrazia.

È quindi del tutto naturale e forse inevitabile che in questa situazione i magistrati che si sforzano di applicare in modo rigoroso la legge, sottoponendo ad indagini e processi, ove ne ricorrano i presupposti, anche i membri della suddetta oligarchia, raccolgano un buon grado di consenso popolare, mentre in un contesto di reale democrazia ciò che alcuni oggi considerano deprecabile (e cioè il fatto che i magistrati possano cercare e ottenere il consenso delle masse) sarebbe semplicemente privo di senso, perché la magistratura lavorerebbe per lo più per tutelare le minoranze, eventualmente anche contro gli interessi della maggioranza.

In ogni caso, se il consenso popolare ha potuto a suo tempo legittimare quell’oligarchia avida e corrotta che ora, per non essere spodestata, cerca a sua volta di delegittimare con ogni mezzo tutte le voci e tutte le forze che le si oppongono, è non solo tollerabile, ma anche auspicabile che esso si indirizzi ora verso alcuni magistrati; in particolar modo verso quelli onesti e integerrimi, i quali sono facilmente riconoscibili appunto per il fatto di subire quotidianamente attacchi da quelle cariche istituzionali e politiche che annoverano al loro interno schiere di corrotti, corruttori, concussori, mafiosi e via dicendo, nonché dai giornali ad essi asserviti, e persino da quella parte di magistratura  che non vuole inimicarseli. Se ancora rimanesse qualche dubbio sull’opportunità di questo consenso, esso verrà dissipato nel momento in cui qualcuno di questi magistrati dovesse essere perseguito per aver pubblicamente dichiarato nientemeno che la sua fedeltà alla Costituzione.


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Partigiani della Prostituzione

I recenti sviluppi della vicenda legata alla cosiddetta “trattativa” e alle intercettazioni delle telefonate tra Mancino e Napolitano hanno forse svelato la presenza di un insospettabile complotto. Illuminante a questo proposito è stato l’intervento del fondatore de La Repubblica Eugenio Scalfari, che come è noto ha cercato goffamente di difendere la posizione del Capo dello Stato contro la Procura di Palermo.

Nel rispondere alle pacate osservazioni dei diretti interessati (il procuratore Messineo e il procuratore aggiunto Ingroia) circa il suo apparentemente poco assennato intervento, Scalfari ha poi citato una sentenza della Corte Costituzionale del 24 aprile 2002 che a sua volta è stata giudicata irrilevante in quanto non pertiene a casistiche di intercettazioni delle alte cariche dello Stato, ma si pronuncia “nell’ambito di un procedimento penale relativo a delitti di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione” dove “l’apparato di ripresa visiva, occultato dalla polizia giudiziaria in una plafoniera sita in una saletta appartata, aveva consentito di registrare immagini di rapporti sessuali tra i clienti e le ballerine dell’esercizio”.

Come sempre, Bue punto zero privilegia, nella formulazione di ipotesi sui comportamenti più inspiegabili degli illustri personaggi di cui si occupa, una consapevole malizia rispetto ad una cieca stupidità, la quale rimane l’ultima opzione da considerare quanto tutte le altre sono state scartate. In questo caso, se Scalfari non è uno stupido, per quale recondito motivo potrebbe aver citato in questa situazione già abbondantemente ingarbugliata e compromessa proprio quella sentenza? Non abbiamo purtroppo una risposta certa, ma diversi elementi conducono a pensare che si tratti di un messaggio in codice, che in qualche modo vuole chiamare a raccolta, affinché si uniscano alla causa di quelli già presenti in Parlamento, i Partigiani della Prostituzione che proliferano nei giornali, per sferrare un attacco decisivo contro i Partigiani della Costituzione che si annidano, esile forse ma combattiva minoranza, nella Magistratura.

Quale sarà l’esito dello scontro è facile immaginarlo. L’unica possibilità di rovesciare le sorti di questa battaglia potrebbe giungere da nuove elezioni e dal conseguente rinnovamento delle Camere, ma forse sarà già troppo tardi.