Il naufragio

Proviamo a vedere il bicchiere mezzo pieno: due anni fa su un governo come questo ci avremmo quasi messo la firma. E neppure i due anni intermedi sono trascorsi invano: ci sono serviti per abituarci a ciò che altrimenti ora ci sembrerebbe semplicemente osceno. Già avevamo appreso infatti che PD e PdL, sostenendo il governo Monti, si erano scoperti a condividere sostanzialmente gli stessi programmi. E così ci ritroviamo ora con Napolitano al Colle e con un governo targato PD-PdL-Monti, esattamente quello che c’era prima delle elezioni.

Andando avanti di questo passo, salvo drastiche e imprevedibili rotture in corsa, non si può nemmeno escludere che il PD alle prossime elezioni si presenterà in coalizione con il PdL, magari cambiando nome: potrebbe ad esempio essere la volta del PCI: Partito del Comune Inciucio, che per noi però varrà come Popolo Comunque Inculato.
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Il pesce piccolo

Il pesce piccolo ha abboccato. Fritto e mangiato in un boccone. E adesso?

Che Grillo avesse rinunciato ad assicurarsi immediatamente un succulentissimo uovo per mirare ad una più corposa gallina in futuro era ormai chiaro da tempo. Unendo le sue forze a quelle del PD avrebbe potuto pescare subito il pesce grosso, ma ha preferito una strategia più rischiosa e potenzialmente più devastante. Ha attaccato prima il punto più debole, il pesce più piccolo. Ed è stato davvero facile, come soffiare su un castello di carte: il PD ha fatto quasi tutto da solo.

Uno dei ritornelli di Grillo è che PD e PdL sono uguali e che i partiti non rappresentano i cittadini. Che cosa fa il PD per smentirlo? Si mette d’accordo col PdL per votare un Presidente della Repubblica che piaccia a Berlusconi, in aperto contrasto con la volontà della base.
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Base per bassezza

Non c’è dubbio che la cosa migliore fatta dal MoVimento 5 Stelle da quando è in Parlamento sia proporre Rodotà come Presidente della Repubblica. Ed è significativo che questo nome non venga né da Grillo né dai suoi gruppi parlamentari, ma dalla base del movimento.

Parallelamente è accaduto che il nome inizialmente scelto dai vertici del PD, gradito a Berlusconi e quindi tra i peggiori possibili, sia stato poi sostituito con uno sgraditissimo a Berlusconi, e quindi tra i migliori possibili, dopo che la base del partito aveva messo in atto una sommossa.

Se ne deduce che in generale la base è migliore del vertice. Ma forse non in tutti i casi: non sono pervenute evidenze così macroscopiche relativamente a base e vertice del PdL. Qualcuno può suggerire un criterio con il quale sia possibile misurare e mettere a confronto le rispettive bassezze?

Presidente del Corpo Sciolto

L’elezione del Presidente della Repubblica rappresenta per il Partito Democratico, che la controlla al 99%, un’ultima, estrema possibilità di riscatto. Se a nomina avvenuta Berlusconi (che, lo ricordiamo, aveva detto che voleva andarsene da questo Paese di merda) si dichiarerà soddisfatto, vorrà dire che il PD ha perso definitivamente ogni traccia di dignità, e che Berlusconi aveva ragione (sulla merda).

Se invece Berlusconi andrà su tutte le furie e minaccerà di andarsene all’estero, vorrà dire che per una volta il PD avrà fatto qualcosa di buono.

Ma, fra i tanti nomi che sono stati ventilati, quale dobbiamo auspicare? Il requisito di essere intollerabile agli occhi di Berlusconi è fondamentale, ma l’elenco di coloro che lo soddisfano è molto lungo, e va scremato con criteri di selezione più stringenti. Aggiungiamone dunque un paio: il candidato ideale è uomo (o donna) di chiara fama, sia in Italia sia all’estero, conosce bene la Costituzione e la rispetta con profonda convinzione, direi quasi con devozione.
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La gallina, domani

Riprendiamo il discorso sull’uovo e sulla gallina che avevamo introdotto nell’articolo precedente.

La possibilità che Grillo compia l’auspicata scelta intelligente sembra ogni giorno più remota, ma non per questo dobbiamo astenerci dal proporre soluzioni che ci paiono valide ed efficaci, anche perché i deputati e senatori a 5 stelle potrebbero essere dotati quel briciolo d’intelligenza che forse manca al loro capo politico, e provvedere in autonomia a raccogliere i suggerimenti. Se avrete la pazienza di leggere fino in fondo, potrete seguire il dipanarsi della matassa in una serie di passaggi che porterà ad un risultato inatteso e sorprendente.

Partiamo da questo assunto elementare: se vogliamo evitare la sciagurata ipotesi di un “governissimo”, è necessario in primo luogo che il PD riconosca di avere in questo momento tutto da perdere, e che l’unico modo per limitare i danni è concedere a Grillo molto più di quanto Grillo sia disposto a concedere al PD (cioè praticamente nulla, a quanto pare). In secondo luogo è necessario che PD e Grillo convergano nella scelta di un premier. Ci sono molti aspetti su cui potrebbero e dovrebbero concordare, ma quello davvero fondamentale è uno solo: l’antiberlusconismo. È certamente possibile che nella dirigenza del PD ci sia qualche filoberlusconiano, ma si può sperare che si tratti di una minoranza in mezzo ad un buon numero di antiberlusconiani; di sicuro comunque la base del PD si compone soprattutto di appartenenti a quest’ultima categoria. Il MoVimento, si sa, è anti-tutto, quindi è anche antiberlusconiano, su questo non ci piove. È quindi su questo punto che la convergenza andrebbe cercata. Oltre ad essere notoriamente e incontrovertibilmente antiberlusconiano, il candidato premier dovrebbe anche possedere un discreto livello di esperienza governativa, ed essere credibile nel momento in cui andrà a proporre un programma che giocoforza sarà modellato su quello del MoVimento. Chi ci mettiamo?
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L’uovo, oggi

L'uovo oggi, la gallina domani

Smaltita l’euforia per la sconfitta di Berlusconi, sotto di più di un milione e mezzo di voti rispetto al PD al Senato e di un milione e trecentocinquantamila e passa rispetto a Grillo alla Camera, adesso è il momento di affrontare la realtà. Ci sono alcune questioni serie che meritano attenzione.

La prima pertiene all’àmbito della fisiologia clinica ed in realtà non è che una conferma di un fatto già risaputo, e cioè che gli effetti della lobotomia sono irreversibili.

La seconda invece è di ordine politico, e riguarda le scelte che farà prossimamente il drappello dei parlamentari eletti con il MoVimento 5 stelle. Grillo afferma di voler ostacolare quel “governissimo” a cui PD e PdL saranno costretti a ricorrere se il MoVimento non appoggerà nessun’altra ipotesi di governo. Ma forse almeno in questo caso Grillo si comporta come tutti i comuni politici: dice una cosa e ne pensa un’altra.

Il dilemma davanti al quale si trova è molto semplice: meglio un uovo oggi o una gallina domani? Meglio un risultato limitato, ma quasi certo e immediato, o uno più a lungo termine, più ambizioso ma più aleatorio?

L’uovo sarebbe Berlusconi. Cooperando con il PD Grillo ha la possibilità concreta di mettere in piedi una legge sul conflitto di interessi, ripenalizzare quello che era stato depenalizzato, espungere dal Parlamento i condannati e così via. Questo potrebbe significare l’eliminazione di Berlusconi dalla scena politica –e forse anche da quella sociale– del Paese.

La gallina è il fine ultimo per cui ha fondato il MoVimento: sfasciare il sistema dalle fondamenta. E la gallina può sperare di ottenerla solo se lascia che il Governissimo si faccia, limitandosi a dire che non gli piace e che non partecipa. Questo significa che Berlusconi entra nel Governo, che influenza l’elezione dei presidenti delle Camere e della Repubblica, che asservisce ogni scelta dell’esecutivo ai suoi squallidi interessi. Così quando si tornerà alle urne il MoVimento otterrà presumibilmente il doppio dei consensi, e spaccherà tutto. O invece (e qui sta l’elemento aleatorio) gli elettori si romperanno le balle anche di Grillo e non andranno proprio a votare, lasciando i destini del Paese nelle mani dei lobotomizzati.

Sarà che siamo pavidi e poco inclini al rischio, ma a noi al momento attuale pare preferibile la prima scelta, che tra l’altro ha questo vantaggio: una volta eliminato Berlusconi non ci sarà bisogno di rimpiazzarlo, mentre una volta demolito il sistema bisognerà sostituirlo con qualcos’altro.

Su quale opzione cadrà la decisione finale? Difficile dirlo. Possiamo però osservare che una delle cose che più stanno a cuore a Grillo è preservare la sua creatura dall’accostamento a qualunque altro partito politico, perché la differenza tra l’uno e gli altri deve essere sempre ben chiara e netta,  e proprio questo potrebbe trattenerlo dal garantire la fiducia ad un governo che includa politici di professione. Da questo punto di vista, però, ci sentiamo di tranquillizzarlo. Per distinguersi dal PdL ci vuole davvero poco: rischi non ce ne sono. E distinguersi dal PD è quasi altrettanto facile, basterà fare una cosa intelligente.


Leggi la seconda parte: La gallina, domani

Se mangi questa minestra

Per aiutare i cittadini ad orientarsi in mezzo al mare di balle che la campagna elettorale propone quotidianamente, Bue punto zero ha preparato un piccolo, sintetico vademecum per l’elettore informato. Ogni sforzo è stato profuso per garantirne l’imparzialità, ma ciascuno di essi è fallito miseramente.

Partito Democratico
Vedi: coalizione “Italia Bene Comune”

Unione dei Democratici Cristiani e di Centro (UDC)
Emanazione indiretta dello Stato Pontificio, ne rispecchia le principali caratteristiche; di queste la più entusiasmante è un immobilismo da rigor mortis, a cui si associa l’ossequio al motto evangelico “a chi ha sarà dato in abbondanza, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.
Consigliato a chi versa in stato di coma irreversibile, ai vegetali, ai defunti. Sconsigliato a chiunque abbia un pur minimo residuo di attività cerebrale.

Lega Nord
Vedi: Popolo delle Libertà

Scelta Civica con Monti per l’Italia
Vedi: Unione dei Democratici Cristiani e di Centro

Rivoluzione Civile
Aggregazione estemporanea e variegata di personalità politiche e non politiche più o meno illustri che include tra l’altro i frammenti meno autolesionisti della sinistra italiana, propone un programma assai antiquato (la Carta Straccia del 1947), brandendo il quale aspira nientemeno che ad annientare la mafia, la corruzione e l’evasione fiscale.
Consigliato ai partigiani della Costituzione; sconsigliato agli evasori fiscali, ai partigiani della prostituzione, a Berlusconi.

MoVimento 5 stelle
Il capo politico di questo movimento si distingue per l’esternazione a giorni alterni di una verità elementare e di una madornale cazzata; è presumibile che i suoi candidati, i quali più che ad occupare un posto in Parlamento aspirano a toglierlo agli altri, si riterranno moralmente vincolati a fare lo stesso quando saranno eletti.
Consigliato soprattutto ai berlusco-fascio-leghisti delusi che, non ancora soddisfatti dei danni arrecati al Paese, si ostinano ad andare a votare.

Sinistra Ecologia Libertà
Vedi: coalizione “Italia Bene Comune”

Popolo delle Libertà (PdL)
Quando si riscalda una minestra avariata, il fetore che si sprigiona può essere insopportabile.
Consigliato solamente a chi ha accidentalmente ingerito una sostanza altamente tossica e ha bisogno urgente di vomitare.

Coalizione “Italia Bene Comune”
Vedi: Partito Democratico




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Il voto futile

Poiché uno degli scopi della campagna elettorale è addormentare i cervelli dei cittadini, Bue punto zero propone ai suoi lettori un esercizio semplice semplice  per sgranchire le meningi. Si tratta di trarre una conclusione a partire da due premesse.

Prima premessa: l’azione del Governo Monti si configura come il completamento del lavoro svolto negli anni precedenti dal Pdl.

Seconda premessa: l’agenda del Pd è essenzialmente la stessa di Monti, con qualche differenza.

Lo spazio dei commenti è a disposizione per chi voglia azzardare una risposta.

(Suggerimento: applicare la proprietà transitiva.)

Dove la politica dice banalità

La campagna elettorale non è ancora entrata nel vivo, e già abbiamo molto materiale interessante.

Prendiamo ad esempio l’UDC di Casini, che dopo aver appoggiato Monti ed essersi pure alleato con lui si fregia ora di difendere i deboli e le famiglie, come se il Governo avesse preso i soldi ai poveri (i cittadini onesti) per darli ai ricchi (le banche) a sua insaputa:

Manifesto elettorale UDC Casini: difendiamo i deboli e le famiglie

Ci sono poi i mirabolanti messaggi elettorali del MIR, reduce da un fresco apparentamento con il Pdl:

MIR-i-moderati-si-arrabbiano

Consigliamo alle capre responsabili del partito di rileggere il manifesto, di saltare un turno e di ripresentarsi alla successiva tornata elettorale dopo aver studiato meglio la grammatica.

Non possiamo poi dimenticare che alle elezioni politiche si affiancano anche le elezioni amministrative in alcune regioni, ad esempio la Lombardia. Come è noto Maroni ha abbandonato la Lega e i suoi verdi ideali per aderire completamente ai sogni azzurri del Pdl:

Maroni-Lombardia-in-testa

La Lombardia in testa” è il suo slogan, ma secondo noi il massiccio del Bernina basta e avanza.

Ed infine non possiamo dimenticare neppure il Pd:

Bersani-dice-banalità

Uno dei suoi slogan (“dove la politica dice la verità”) ricorda irresistibilmente il titolo di un film: Where the Truth Lies. Titolo sommamente ambiguo, che può significare sia “dove sta la verità” sia “dove la verità mente”, e che ci ricorda che ogni mentitore può affemare di dire la verità, rendendo del tutto pleonastica e anzi ridicola ogni simile pretesa. In altre parole, uno dei tanti modi per fare campagna elettorale senza dire nulla.

 

C’è poco da festeggiare

Fuochi d'artificio - Fireworks

Bue punto zero ha compiuto un anno.

Quando è nato, c’erano il PdL e la Lega al governo. Ora PdL e Lega si stanno sgretolando sotto il peso della loro stupidità e ingordigia. È pur vero che i berlusconiani sono ancora parte della maggioranza che sostiene l’esecutivo, ma il loro potere si è parecchio indebolito, al punto che potrebbero addirittura vedersi costretti a cedere sulla questione vitale della legge anticorruzione. Che è come dire che si stanno annodando la corda con cui si impiccheranno.

C’è da festeggiare, allora?

Purtroppo non molto. Il corpo elettorale che pochi anni fa ha portato centinaia di manigoldi in Parlamento è, salvo una piccola percentuale di dipartite, sempre lo stesso di oggi, e quindi dalla prossima tornata elettorale non ci si può certo aspettare dei risultati più che mediocri. Non tutto il male però viene necessariamente per nuocere: si prospettano alcuni scenari apparentemente inquietanti che potrebbero in realtà contribuire a migliorare un poco gli equilibri politici del Paese. Ad esempio, un’eventuale deriva del Pd verso il centro-destra (ricordiamo che l’onorevole Berlusconi ha detto di Renzi: “Ha le mie idee”), in sé raccapricciante, potrebbe provocare nel partito una violenta e fatale agglutinazione.

Finalmente quell’entità amorfa e insulsa che è il Pd cesserebbe di dibattersi, e dal fermento della sua putrefazione potrebbe a quel punto rinascere una coalizione di sinistra degna di questo nome, la quale si troverebbe a quel punto a fronteggiare il ritorno dall’oltretomba dell’inquietante creatura non-morta: un corposo e flaccido centro neodemocristiano di ispirazione berlusconiana alimentato, presumibilmente, dal sostegno della Chiesa e della mafia.

Niente di rivoluzionario, certamente, ma se non altro l’elettorato alle prossime elezioni avrebbe di fronte una situazione assai più netta e chiara di quella che gli si era presentata negli anni recenti.