L’ABC della democrazia

Le macerie della democrazia

Capita sempre più spesso, e l’abbiamo già segnalato, che illustri professori declamino con serafico candore affermazioni che alla gente comune possono sembrare, di primo acchito ed anche ad una più attenta analisi, delle soverchianti fesserie.

Umberto Veronesi, assieme a decine di altri luminari tra medici e scienziati, ha scritto a Monti per chiedergli un ripensamento sul nucleare in Italia, come se il Premier in persona avesse bocciato l’energia atomica e potesse, con un solo cenno del capo, dare l’avvio alla costruzione di nuove centrali.

L’intento dell’esimio oncologo è indubbiamente nobile, e può in parte giustificare una richiesta per altri versi così assurda. Gli ambientalisti, che l’anno scorso si sono vittoriosamente battuti a favore del “sì” al referendum, non hanno capito un concetto molto semplice, che Veronesi sta ancora cercando, con un estremo, disperato tentativo, di inculcare nelle loro teste: il nucleare è amico dell’ambiente.

Tanto per cominciare, i materiali radioattivi sono elementi del tutto naturali, e vi sono le prove della presenza nel passato del nostro pianeta di almeno un reattore nucleare naturale, formatosi spontaneamente e rimasto attivo per migliaia di anni. Una centrale atomica è, per dirla tutta, molto più naturale di una qualunque centrale idroelettrica.

Il punto più importante, però, riguarda le conseguenze degli incidenti atomici più gravi, i quali come si è visto si verificano con una maggiore frequenza rispetto a quanto si fosse previsto inizialmente. È sotto gli occhi di tutti il fatto che nei dintorni di Cernobyl, una volta messa fuori gioco la principale causa di degrado dell’ambiente, gli animali e le piante sono ritornati a prosperare allo stato selvatico, e ora un parco naturale di recente istituzione ospita un ecosistema ovviamente modificato dall’eccezionale intensità delle radiazioni, ma pur sempre vitale. Il Sapiens, specie pantofolaia e imborghesita, salvo rare eccezioni anela ad arrivare in buono stato alla pensione e non ama particolarmente esporsi al rischio di malattie da radiazione, mentre per tutti gli altri animali, che ogni giorno come niente fosse si giocano il tutto per tutto nella dura lotta per la sopravvivenza, una certa percentuale di rischio in più o in meno non fa una grande differenza. Anzi, con l’aumentare delle mutazioni a lungo andare probabilmente la selezione naturale nell’area del parco radioattivo sarà ancora più efficace e porterà alla rapida apparizione di nuove specie più forti e più adatte all’ambiente in cui vivono, mentre i manufatti umani nel giro di poche centinaia di anni cadranno in rovina e non ne resteranno che poche tracce.

In conclusione, il proliferare di centrali atomiche sul territorio nazionale potrebbe condurre nel giro di qualche secolo ad almeno due o tre incidenti gravi che garantirebbero la formazione di altrettante riserve ricche di natura selvaggia, incontaminata e inviolabile da piede umano per milioni di anni a venire: il sogno di qualunque vero ambientalista. Un sogno che però è destinato ad infrangersi al risveglio, perché il referendum ha decretato che no, non si faranno altre centrali nucleari su suolo italiano. Niente da fare, caro Umberto: per quanto si possa essere in disaccordo e dotati di argomenti solidissimi, la volontà popolare espressa validamente tramite le forme ammesse dalla Costituzione non si può mettere in discussione.

Purtroppo l’exploit di Veronesi, come si è detto in principio, non è un caso isolato. Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, che non sono tre professori, ma i leader dei tre partiti di maggioranza, congiuntamente hanno emesso dichiarazioni di questo tenore:

Il finanziamento pubblico dei partiti presuppone regole certe che garantiscano la trasparenza e il controllo sui bilanci. Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici, destinati ai partiti sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo, compresi coloro che in questi anni hanno rispettato scrupolosamente le regole, e metterebbe la politica completamente nelle mani di lobbies centri di potere e di interesse particolare.

I motivi di perplessità in questo caso sono davvero molti, a partire dalle tempistiche: possibile che solo ora che sono emersi svariati e clamorosi casi di gestione eccessivamente disinvolta dei fondi destinati ai partiti, i tre si accorgano che il finanziamento ai partiti dovrebbe essere trasparente e controllato? Possibile poi che proprio Alfano, che è una marionetta nelle mani di un noto ventriloquo, assieme a Casini, che è stato a lungo alleato del suddetto ventriloquo e che quando Bossi accusava il medesimo ventriloquo di essere un mafioso, lo difendeva pubblicamente, e a Bersani, il quale ha proseguito la tradizione dei suoi predecessori reggendo e tenendo ben aperto il sacco mentre il ventriloquo e i suoi amici saccheggiavano il Paese, possibile che proprio costui evochi il rischio di ingerenza da parte di “lobby” di interessi particolari, quando il Pdl rientra pienamente, vocabolario alla mano, nella definizione di quel termine?

Ma soprattutto, come si può affermare che non è possibile togliere i finanziamenti ai partiti, di fronte al fatto che ciò che si dichiara impossibile è possibilissimo e si è in effetti verificato nel lontano 1993 a seguito di un referendum abrogativo in cui il “sì” aveva prevalso con oltre il 90% dei voti? E ancora, come è possibile considerare una “punizione” arbitraria e ingiusta l’applicazione della volontà popolare sancita dal referendum?

Forse ci sarà anche in questo caso un nobile intento dietro alla palese assurdità di queste posizioni, ma scorgerlo stavolta è davvero difficile. Risulta invece ben evidente che il foraggiare con spropositati fondi pubblici elefantiaci e pleonastici apparati capaci di attirare l’avido interesse di insulsi professionisti del vaniloquio non può essere di alcun giovamento al Paese.

Suddetta specie di politico, adusa a ricoprire uno o più incarichi lautamente retribuiti senza averne la competenza e senza sapersene assumere la responsabilità, mangiando, bevendo e variamente folleggiando dichiarandosi poi inconsapevole di ciò che le accadeva attorno, è anzi sommamente responsabile del degrado dell’ecosistema, il quale ne guadagnerebbe assai nel caso in cui essa ne fosse allontanata sotto un qualche genere di minaccia, magari non radioattiva questa volta, ma rivestita di più tangibile forma come ad esempio quella di ramazze e forconi.

Resta da vedere se in questo caso dalle macerie di una Repubblica devastata si potrà rigenerare un ambiente sano e vitale e, se sì, in quanto tempo, ripartendo da quell’ABC della democrazia che è il rispetto della volontà popolare, tutto ciò si potrà realizzare.


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