Presidente del Corpo Sciolto

L’elezione del Presidente della Repubblica rappresenta per il Partito Democratico, che la controlla al 99%, un’ultima, estrema possibilità di riscatto. Se a nomina avvenuta Berlusconi (che, lo ricordiamo, aveva detto che voleva andarsene da questo Paese di merda) si dichiarerà soddisfatto, vorrà dire che il PD ha perso definitivamente ogni traccia di dignità, e che Berlusconi aveva ragione (sulla merda).

Se invece Berlusconi andrà su tutte le furie e minaccerà di andarsene all’estero, vorrà dire che per una volta il PD avrà fatto qualcosa di buono.

Ma, fra i tanti nomi che sono stati ventilati, quale dobbiamo auspicare? Il requisito di essere intollerabile agli occhi di Berlusconi è fondamentale, ma l’elenco di coloro che lo soddisfano è molto lungo, e va scremato con criteri di selezione più stringenti. Aggiungiamone dunque un paio: il candidato ideale è uomo (o donna) di chiara fama, sia in Italia sia all’estero, conosce bene la Costituzione e la rispetta con profonda convinzione, direi quasi con devozione.
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Un panorama inquietante (quarta parte)

Leggi dall’inizio (prima parte)

Nelle precedenti puntate sono state esaminate alcune performance di note marionette rinvenute sull’edizione del settimanale Panorama anno XLIX numero 43. Ritengo utile rimarcare che la scelta di quello specifico numero non è stata fatta per la sua particolare rappresentatività: essa è avvenuta in maniera del tutto casuale. Si può immaginare che sfogliando qualunque altro numero precedente o successivo si sarebbero potuti trovare spunti altrettanto validi.

Del numero esaminato sono stati scelti gli articoli firmati dalle penne più note, ma molte altre pagine avrebbero meritato menzione, se non come casi da manuale, almeno come esempi significativi di disonestà e servilismo verso il padrone. Due articoli, che appaiono a breve distanza l’uno dall’altro, titolano rispettivamente “La ragnatela di affari e il mondo segreto dell’amico di D’Alema” e “Il marito ingombrante di Anna la giustiziera”. Mettere in evidenza, nel titolo di un articolo, il nome di una persona che non è il soggetto dell’articolo può sembrare semplicemente indice di cattivo giornalismo. Ma considerando che appena un mese prima aveva generato aspre critiche un articolo che Panorama aveva dedicato alla moglie di Bossi, si può intuire che il metodo per tenere in riga gli alleati lasciando intendere che i loro amici e parenti sono tenuti sotto stretta sorveglianza, già collaudato con l’inseparabile Lumbard, ha trovato una nuova applicazione sugli onorevoli D’Alema e Finocchiaro.

Merita ancora una menzione la rubrica “Indiscreto” che contiene un breve articolo intitolato “Gustavo, indignado in cashmere”. Al suo interno sono riportate alcune dichiarazioni di Gustavo Zagrebelsky relative ad intercettazioni (afferma che sono utili per giudicare il ceto politico), ipotesi sulla fine di Berlusconi (“finirà come Craxi”), abuso di decreti (accosta il governo Berlusconi alla Germania del 1933). Invece di commentare nel merito le affermazioni del giurista (si può essere d’accordo come no, ovviamente), l’insipido servo si limita a definirlo “il guru degli indignados in cashmere”, quasi che tale espressione sottintendesse un ossimoro. L’intento neanche tanto mascherato è quello di suggerire l’idea che una persona perbene non dovrebbe indignarsi, e che gli indignados possano essere credibili solo se circolano a petto nudo. Mentre al contrario in certi casi l’indignazione è, più che un diritto, un dovere civico.

Giunti a questo punto, possiamo finalmente arrivare alla formulazione del problema. Il problema è che oltre trecentomila persone ogni settimana acquistano una copia di questa ignobile rivista. Difficile pensare che lo facciano per tenersi aggiornati sulle ultime tendenze della prostituzione intellettuale. Il fatto che Panorama sia il settimanale di attualità e politica più letto in Italia è uno di quegli elementi che inducono a sospettare che siamo tuttora fermi al punto zero, e che ci resteremo a lungo. Ciò nonostante –anzi proprio per questo– è importante che si continui a puntare il dito pubblicamente contro tutti i prostituti che quotidianamente dalle televisioni e dalla carta stampata continuano a confondere e deformare la realtà a beneficio del loro padrone. Essere neutrali non è un’opzione: chi si dichiara neutrale implicitamente si schiera dalla parte del più forte. Per questo confido con questi articoli di essere riuscito ad instillare un po’ di genuino disprezzo nei confronti dei servi di cui ho scritto e dei loro consimili, ed auspico che i miei lettori condividano con me l’ardita, oltraggiosa speranza che questi individui, esecrati da ogni cittadino civile, aborriti dagli editori e dai lettori tutti, si possano tra qualche tempo incontrare seduti su un marciapiede, laceri e sudici, intenti a mendicare ai passanti qualche spicciolo o un pezzo di pane.