Milioni in fumo

Il fumo uccide

 

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Poche settimane or sono alcuni dei nostri illustri ministri, avendo constatato in prima persona che le pecunie dello Stato vanno in larghissima parte in fumo senza neppure un minimo di termovalorizzazione, hanno deciso di chiedere direttamente ai cittadini dei suggerimenti per limitare i danni. Una volta tanto dunque Bue punto zero potrà evitare di elargire un consiglio non richiesto, e risponderà invece puntualmente alla specifica sollecitazione del Governo.

Si tratta innanzitutto di chiarire una questione di metodo.

Un metodo è tagliare indiscriminatamente, ma con una preferenza verso quelle aree dove si incontra meno resistenza, ottenendo ridotti benefici a breve termine e producendo a lungo termine una complessiva depressione dell’economia del Paese.

Un’alternativa è tagliare in maniera mirata laddove si possono ottenere consistenti benefici immediati sul breve termine e un miglioramento complessivo della qualità della vita sul lungo termine, evitando per quanto possibile di colpire le fasce più inermi e vulnerabili della popolazione.

Consapevole di essere in controtendenza rispetto all’andamento generale, mi permetto di esprimere una preferenza per la seconda opzione.

Da dove cominciare per mettere in pratica questi ambiziosi obiettivi? Già da prima che il Governo iniziasse ufficialmente la sua consultazione, circolavano in rete delle proposte interessanti, come ad esempio questa. Certamente tagliare i politici corrotti che straguadagnano e nello stesso tempo spingono ogni giorno di più il Paese verso il baratro, e assieme a questi eventualmente il Parlamento o le province, può sembrare un buon modo per garantire un risparmio immediato e sostanziali benefici a lungo termine. Il problema è che questi tagli dovrebbero essere approvati proprio da un Parlamento che include un notevole numero di corrotti, di corruttori e di loro compagni di merende, che stanno facendo di tutto per salvarsi almeno il culo, avendo già perso irrimediabilmente la faccia.

Rimanendo quindi nella speranzosa attesa che il Parlamento venga al più presto rinnovato, come proposta alternativa ci dedicheremo ad un altro ingente capitolo di spesa: la sanità. Certamente i tagli in questo campo rischiano di essere impopolari, ma nessuno ha detto che l’obiettivo che ci siamo posti si possa raggiungere senza una buona dose di coraggio e magari anche un pizzico di cinismo. Dovendo comunque trovare qualcosa da tagliare, non partiremo certo da chi, trovandosi senza responsabilità personale alcuna in condizioni di indigenza e di infermità, è anzi massimamente bisognoso di assistenza. Possiamo invece iniziare da coloro che deliberatamente e senza alcun ragionevole motivo si infliggono da soli gravi danni alla salute, poiché non vi è alcun motivo evidente per cui le conseguenze della loro sconsideratezza debbano gravare sulla collettività. Negare agli autolesionisti conclamati l’accesso alle agevolazioni per le prestazioni sanitarie pubbliche o convenzionate, costringendoli a pagare l’intero importo dovuto o a rinunciarvi, significa iniziare a risparmiare dall’oggi al domani almeno il 20% della spesa sanitaria, poiché è su quel valore che si aggira la percentuale di fumatori sul territorio italiano.

Gli oneri sociali dovuti al fumo sono noti da tempo, ma da sempre sottovalutati. Ai costi sanitari sostenuti per curare le molteplici malattie correlate al tabagismo si aggiunge la perdita di produttività dovuta alle assenze dal lavoro non solo del paziente, ma anche spesso dei parenti che lo assistono, che incide pesantemente su un PIL già asfittico. È pertanto interesse comune non solo risparmiare drasticamente sui costi sanitari, ma anche incentivare nella popolazione una condotta di vita più sana. Per questo alla proposta di sospendere l’erogazione di benefici sanitari ai fumatori è necessario associare l’utilizzo di una parte del denaro risparmiato per attivare capillarmente dei programmi di disintossicazione a cui i fumatori potrebbero partecipare gratuitamente e che darebbero diritto, a fronte di un reale e documentato impegno e di qualche risultato positivo, anche parziale, ad ottenere di nuovo l’accesso alle prestazioni sanitarie in convenzione con il SSN.

Quando si tratta di tagliare, naturalmente, si troverà sempre qualcuno che solleva obiezioni. In questo caso una prima obiezione potrebbe essere di natura costituzionale. L’articolo 32 infatti recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Il dubbio che sorge è il seguente: uno Stato che abbandona al loro destino i fumatori non entra forse in conflitto con lo spirito di questo articolo? Esso però così prosegue: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Si potrebbe argomentare che un autolesionista è una persona che nel profondo della sua coscienza ha deliberato di farsi del male, e curarlo significa mancare di rispetto alla sua libera scelta, mentre è al contrario lecito e doveroso esercitare una pressione affinché si convinca a modificare alla radice tale scelta. Ma non c’è bisogno di aguzzare a tal punto l’ingegno: basta proseguire nella lettura della Carta per trovare una via molto più semplice. L’articolo successivo, il numero 33, stabilisce che “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Chiunque sia a conoscenza del fatto che lo Stato e le amministrazioni locali elargiscono paccate di milioni alle scuole private a questo punto non può che esplodere in un liberatorio Eureka: la soluzione, disarmante nella sua semplicità, è infischiarsene della Costituzione. Non mancano altri esempi che possono corroborare questa conclusione, primo fra tutti il bistrattatissimo articolo 54: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”; per non parlare poi del quarto, inutilmente annoverato tra i principi fondamentali: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo  questo diritto”.

L’obiezione più forte però ha una natura diversa, non giuridica ma economica. Il fumatore sicuramente arreca un danno consistente alla comunità, ma nello stesso tempo con la sua dipartita statisticamente prematura contribuisce ad alleviare il carico sul sistema pensionistico: la società beneficia infatti dei contributi previdenziali accumulati dal fumatore il quale non avrà poi occasione di riscuotere. I benefici a lungo termine previsti dalla strategia proposta consistono in una società contenente un numero molto limitato di fumatori e quindi in una riduzione drastica delle malattie legate al fumo, ma nello stesso tempo conducono ad una vita media più lunga che rischia di dare il colpo di grazia ad un sistema pensionistico già prossimo al collasso. Ma non disperiamo, anche a questo c’è una soluzione.

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