Il rapporto di Baltasar

[Ancora un po’ di svago e relax per i lettori di Bue punto zero, prima che si scateni l’inferno della campagna elettorale. Questa volta l’occasione è l’Epifania, qui proposta in una lettura un po’ più agghiacciante del solito]


   Mentre con l’umiltà e la reverenza che si addicono a questo luogo mi prostro al cospetto del trono regale, ardisco fregiarmi dell’incomparabile onore di comunicare a vostra Maestà che la missione da Voi magnanimamente affidatami è stata portata a termine con un completo successo. Nel Tempio già fervono i preparativi per la presentazione, a cui la vostra augusta presenza potrà conferire somma solennità.

   Devo aggiungere che nel portare a termine il nostro compito io e i miei compagni non abbiamo incontrato la minima difficoltà. Le mappe dei cartografi reali sono, come è noto a tutti, estremamente accurate, e i valichi che ci è stato necessario superare erano quasi completamente sgombri dalla neve. Il vento e la pioggia hanno preferito starci lontano, consapevoli dell’insuperabile gravità della missione.

   Nulla durante il nostro viaggio è accaduto che non fosse stato profetizzato dall’Oracolo. Giunti nelle aride terre d’occidente fummo subito accolti dal re di quella regione, despota vile e mendace. Egli sperava di sfruttare la nostra conoscenza per impadronirsi di ciò a cui noi pure bramavamo. Quello spregevole tiranno fingeva di non saper nulla, e desiderava che lo erudissimo su ogni cosa; noi accortamente gli rivelammo solo ciò che già sapeva, e lo congedammo con la promessa di ritornare presto da lui. Egli ci diede fiducia, e ci lasciò liberi di proseguire il cammino. La strada che rimaneva da percorrere era breve, e i nostri passi furono guidati dalla divina sapienza che splendeva in cielo. Quando la luce si fermò indicandoci con precisione la meta, ci affacciammo alla porta e ci ritrovammo al suo cospetto.

   Fummo subito certi di averlo trovato. Tutto infatti, a partire dall’odore nauseabondo che ci investì in quel momento, coincideva con la profezia. Nonostante i ricchi doni che recavamo, egli non ci degnò di uno sguardo. Era incapace di parlare e di muoversi, impregnato dei suoi stessi escrementi, lungo quanto l’avambraccio di vostra Maestà: questo l’Oracolo aveva rivelato, questo noi trovammo nell’orrido tugurio sul quale si era posata la luce; così il nuovo Dio si volle a noi presentare.

   Nel volgere di breve tempo fu nostro. Quasi nessuno se ne accorse: un altro infante, di stessa età ed eguale aspetto, giaceva nella mangiatoia quando ci allontanammo. Delle poche bocche che avrebbero potuto parlare, alcune furono chiuse con l’oro, le altre con la spada.

   I soldati del re ci seguirono, ma noi fummo abili nel far perdere le nostre tracce. Il buon esito della spedizione fu motivo di gaudio per noi quanto lo fu il pensiero della collera del re ormai beffato. Egli certamente lo sta già cercando, forse lo ha già immolato. Ma ci vorrà ancora tempo prima che il re e il suo popolo si accorgano dello scambio, e quando se ne renderanno conto non vorranno ammetterlo: ipocriti come sono, cercheranno di convincersi in qualche patetico modo che in realtà il sacrificio del loro fantoccio abbia sortito il risultato sperato. Ma di quel risultato siamo noi oggi a godere, o vostra Maestà. Dai territori del vostro regno giungono già notizie confortanti. Negli ultimi sei giorni nessun omicidio è stato perpetrato, il numero dei furti si è più che dimezzato, il popolo innalza concorde una lode alla vostra gloria. Tutto il regno è finalmente in pace, libero da ogni turbamento. Merito anche della legge da Voi promulgata, legge che sancisce la pena capitale per chiunque offenda l’unico vero Dio violando la purezza che la sua presenza al tempio garantisce a tutti noi.

   Tra pochi giorni avrà luogo la presentazione ufficiale. I sacerdoti stanno completando il rito dell’imbalsamazione; i sette piccoli vasi di cristallo sono già colmi e mostrano all’altare il loro purpureo splendore. Ogni cosa è pronta per la più grandiosa celebrazione: gli addobbi, le musiche, le danze. Per la prima volta i riti solenni saranno celebrati tra grida di gioia e di entusiasmo. Mai più risuoneranno nel Tempio i lamenti delle vittime sacrificali il cui sangue, offerto a falsi dèi, non ha mai potuto porre fine al rinnovarsi dell’infedeltà e della turpitudine. Compiuto una volta per tutte il sommo sacrificio, siamo per sempre liberati da ogni peccato.

   Se la magnanimità di vostra Maestà me lo consente, mi congederò ora dalla vostra luminosa presenza per fare ritorno al Tempio dove personalmente mi sto occupando degli ultimi preparativi. A vostra Maestà siano sempre rese la lode e la gloria di cui solo la stirpe dei sovrani delle fertili terre d’Oriente è degna.

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