La gallina, domani

Riprendiamo il discorso sull’uovo e sulla gallina che avevamo introdotto nell’articolo precedente.

La possibilità che Grillo compia l’auspicata scelta intelligente sembra ogni giorno più remota, ma non per questo dobbiamo astenerci dal proporre soluzioni che ci paiono valide ed efficaci, anche perché i deputati e senatori a 5 stelle potrebbero essere dotati quel briciolo d’intelligenza che forse manca al loro capo politico, e provvedere in autonomia a raccogliere i suggerimenti. Se avrete la pazienza di leggere fino in fondo, potrete seguire il dipanarsi della matassa in una serie di passaggi che porterà ad un risultato inatteso e sorprendente.

Partiamo da questo assunto elementare: se vogliamo evitare la sciagurata ipotesi di un “governissimo”, è necessario in primo luogo che il PD riconosca di avere in questo momento tutto da perdere, e che l’unico modo per limitare i danni è concedere a Grillo molto più di quanto Grillo sia disposto a concedere al PD (cioè praticamente nulla, a quanto pare). In secondo luogo è necessario che PD e Grillo convergano nella scelta di un premier. Ci sono molti aspetti su cui potrebbero e dovrebbero concordare, ma quello davvero fondamentale è uno solo: l’antiberlusconismo. È certamente possibile che nella dirigenza del PD ci sia qualche filoberlusconiano, ma si può sperare che si tratti di una minoranza in mezzo ad un buon numero di antiberlusconiani; di sicuro comunque la base del PD si compone soprattutto di appartenenti a quest’ultima categoria. Il MoVimento, si sa, è anti-tutto, quindi è anche antiberlusconiano, su questo non ci piove. È quindi su questo punto che la convergenza andrebbe cercata. Oltre ad essere notoriamente e incontrovertibilmente antiberlusconiano, il candidato premier dovrebbe anche possedere un discreto livello di esperienza governativa, ed essere credibile nel momento in cui andrà a proporre un programma che giocoforza sarà modellato su quello del MoVimento. Chi ci mettiamo?

Sul suo blog, Grillo qualche mese fa ha proposto come Presidente della Repubblica, alternando gli elogi alle immancabili critiche, un uomo che “ha combattuto il berlusconismo”, “l’unico che ha tenuto la schiena dritta in un Parlamento di pigmei”.
Forse quest’uomo in realtà non è adatto al ruolo a cui Grillo lo ha candidato, ma potrebbe invece esserlo per il nostro scopo. Egli è in effetti il campione indiscusso dell’antiberlusconismo,  ha creato un partito appositamente per contrastarlo e ha da sempre portato avanti idee piuttosto simili a quelle che hanno poi animato il movimento di Grillo. E in più ha esperienza di governo ed è stato alleato del PD, anche se negli ultimi mesi si erano poi incamminati per strade diverse. Tutte queste considerazioni non possono che fare di Antonio Di Pietro il candidato ideale: stimato da Grillo, pur con tutti i suoi difetti, sopportabile dal PD, che per sopravvivere deve comunque rinunciare a piazzare i suoi uomini al governo, ben visto o quantomeno non disprezzato da buona parte della base elettorale dei due schieramenti.

L’obiezione che nasce spontanea è la seguente: ma come, questo è stato trombato alle elezioni, e ce lo ritroviamo come premier? La risposta è immediata: “Sì, se nessuno trova un’idea migliore”. E poi Monti non ha forse governato per più di un anno senza aver preso neanche un voto?

Se si riuscisse ad arrivare a questo punto sarebbe già molto. Ma anche noi abbiamo le nostre uova e le nostre galline, e qui abbiamo solo l’uovo. Questa volta vogliamo anche la gallina.

Ci sono degli ostacoli oggettivi che apparentemente si oppongono alla realizzazione di questo ulteriore obiettivo, ma per motivi che saranno chiari più avanti ciò non deve preoccuparci troppo. Dunque proseguiamo: c’è un’altra persona che ha collaborato sia con Grillo sia con Di Pietro ed ha avuto rapporti di amicizia con entrambi, che potrebbe essere utile al progetto. Purtroppo la relazione con Grillo si è interrotta bruscamente ed in modo piuttosto brutale, ma può anche essere che si riesca a ricucire. E poi, per quanto riguarda Grillo, va bene essere intransigente sull’applicazione del suo programma, ma mettere questioni personali davanti al bene del Paese è un’altra cosa: almeno su questo dovrebbe convincersi a cedere, tanto più che la sua immagine pubblica potrebbe solo giovarsene.

Questo però non è l’unico ostacolo. Luigi De Magistris è sindaco di Napoli, e molto difficilmente accetterebbe di lasciare il suo incarico per entrare a far parte del nuovo governo. Comunque, ripeto, per ora immaginiamo che questi problemi siano superabili.

Entra in gioco adesso ancora un’altra figura, che può vantare la stima di tutti gli altri protagonisti sin qui citati, anche se sul blog di Grillo alcune sue scelte erano state criticate (inevitabile, essendo in campagna elettorale), pur manifestando condivisione su buona parte del suo programma. Per eventuali obiezioni contro Antonio Ingroia, anch’egli trombato alle elezioni, vale un discorso simile a quello fatto sopra per Di Pietro.

Ci siamo quasi. A questo punto Grillo dice a Bersani: “Ti va un governo costruito attorno a questi tre”? Il compito di Bersani in tutto questo è semplicemente quello di rispondere: “Eeeh, mah, ufff. Sì”.

Il gioco è fatto. Ora Grillo può anche replicare: “Belinùn, non hai capito che era uno scherzo? Alla tua età dai ancora retta a quello che dice un comico?”. Può replicare questo perché intanto Berlusconi è morto. Stecchito. Kaputt. Neppure nei suoi incubi peggiori ha mai visto un governo composto di PM comunisti. Il fatto che si concretizzi davanti ai suoi occhi qualcosa del genere non può che stroncarlo sul colpo. Il fatto poi che si trattasse di un bluff (De Magistris non lascerebbe Napoli, si era detto) a questo punto non è rilevante, anzi forse aggiunge alla nostra gallina un tocco di beffarda ironia, che in questi casi non guasta mai.

In passato avevamo paragonato Berlusconi ad un Terminator che quando sembra ormai spacciato riesce a strisciare e a rialzarsi aggrappandosi con i denti alle gambe delle sedie. Ora vorremmo proporre un altro paragone cinematografico, sperando che sia di miglior auspicio: Highlander insegna che anche un immortale può morire. Possiamo terminare il Terminator senza neppure toccarlo con un dito, senza neppure sporcarci le mani di marzapane.

Che cosa succederà dopo? Certamente i problemi non finiscono qui. Ma tutti, senza esclusione, avranno qualche motivo di gaudio. Innanzitutto l’efficienza della Giustizia italiana registrerà un’impennata quando tutti i procedimenti giudiziari a carico di Berlusconi, da cui era intasata, verranno archiviati. Nel PdL faranno finalmente le Primarie. Il PD potrà accettare di formare un governo provvisorio col nuovo PdL deberlusconizzato per il tempo necessario ad approvare una nuova legge elettorale. E Grillo, libero da qualunque responsabilità di governo, smetterà per un po’ di rompere le balle e potrà di nuovo dedicarsi a tempo pieno alla sua gallina.


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3 commenti

  1. Ti ho postato in fb Buepunto zero. Non condivido la soluzione dei sillogismi ma il procedimento è molto ben condotto, sul piano politico intendo

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    • Ogni proposta è suscettibile di discussioni e miglioramenti. Però devo dire che non mi è del tutto chiaro che cosa si debba intendere con “soluzione dei sillogismi”.

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  2. anna

     /  3 marzo 2013

    Effettivamente, solo il pensiero di una troika con tre magistrati, farebbe morire all’istante il puzzone e forse l’Italia avrebbe meno problemi.

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