Il piano B

Va bene, dal punto di vista istituzionale dare l’incarico a Bersani era la cosa più giusta da fare. E poi, non si sa mai: potrebbe anche succedere che un numero sufficiente di senatori 5 stelle si decida davvero a fare ciò che Grillo e Berlusconi temono di più, ovvero mandare a quel paese il capo supremo e sostenere l’ipotesi di governo che Bersani andrà presumibilmente a presentare tra qualche giorno.

Ma sperare nei miracoli non è, di per sé, una strategia politica che si possa considerare vincente. Avevamo già proposto un piano A, che obiettivamente era un po’ troppo ardito per essere preso realisticamente in considerazione. Ma c’è ancora un piano B, di gran lunga più praticabile, tant’è vero che è stato presentato ufficialmente al Capo dello Stato durante le consultazioni. Purtroppo Napolitano ha preferito un’altra strada, e a questo punto rimane la speranza che la mossa vincente venga compiuta dal suo successore se, come probabile, Bersani fallirà la missione. Peccato però aver perso tutto questo tempo. In questo frangente la cosa giusta da fare era, una volta tanto, dare ascolto a Grillo: conferire l’incarico al MoVimento 5 Stelle.

Ripeto: formalmente l’incarico a Bersani è ineccepibile, visto che la sua coalizione ha preso più voti, ha la maggioranza assoluta alla Camera e un buon numero di senatori. Ma sappiamo già che, salvo appunto miracoli, non riuscirà a mettere in piedi un Governo stabile senza l’appoggio di Berlusconi. Il che significherebbe ritrovarsi alle prossime elezioni con un aberrante testa a testa tra Pidielle e 5Stelle, con il PD completamente fuori dai giochi. Assegnare l’incarico ai 5 stelle può invece riscuotere una buona quantità di risultati positivi.

Innanzitutto mettere quello sbruffone di Grillo di fronte alle sue responsabilità. È facile dire di no quando gli altri ti propongono un accordo, vediamo come se la cava lui a chiedere un appoggio alle altre forze politiche. Vediamo se è capace di contrattare, di mediare. Se non lo è, se si impunta e lascia andare tutto a catafascio, se in altre parole dimostra di non essere politicamente all’altezza della situazione, alcuni dei suoi elettori ne trarranno le conseguenze, e alle prossime elezioni forse verrà ridimensionato, almeno quel tanto che basta da garantire un minimo di governabilità.

E se invece i grillini riuscissero in qualche modo a raggiungere i numeri per formare un governo? Lasciamo il Paese in mano a Grillo? Niente paura: è vero che l’intemperanza del capo e l’inesperienza dei suoi parlamentari non ispirano molta fiducia, ma la maggioranza del PD alla Camera è una garanzia sufficiente: il nuovo governo sarà consapevole che, se si monta la testa, gli si stacca subito la spina. Ma finché tutto fila liscio avremo la possibilità di vedere come se la cavano i 5 stelle quando sono messi di fronte alla realtà. Quando ad esempio si troveranno davanti al Parlamento a fare i conti per attivare il reddito di cittadinanza, realizzeranno forse che tra il dire e il fare c’è di mezzo qualcosa di simile al famoso inceneritore di Parma. E potrebbero capire che in politica non c’è solo il bianco e il nero, ma una vasta serie di sfumature intermedie. A quel punto potrebbero provare, come soluzione di ripiego, a rintuzzare alcuni degli interventi più dannosi tra quelli perpetrati dal Governo Monti, e ristabilire un minimo di equità sociale. Anche senza arrivare al tanto sbandierato reddito di cittadinanza, sarebbe già qualcosa di costruttivo.

Ma soprattutto potrebbero fare ciò che già si era auspicato, e cioè mettere a posto la legge anticorruzione, il conflitto di interessi, il falso in bilancio e quelle altre tre o quattro cosucce che farebbero finalmente defungere (politicamente parlando) il nemico comune ad almeno venti milioni di italiani. Se poi, fatte queste cose, decidono di dichiarare chiusa questa esperienza di governo, faranno ancora un piccolo sforzo per promulgare una nuova legge elettorale, e poi di nuovo a votare. Per la prima volta dopo tanti anni, senza l’incubo “B”.




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1 Commento

  1. Ieri infatti al Colle non hanno fatto nomi, ma solo allusioni, anche perché Napolitano non vuole sentir parlare di nomi extra-partiti. Poi hanno chiesto ciò che non potevano avere: l’incarico. Ha prevalso l’inesperienza, o la supponenza, o la paura di essere incastrati in giochi più grandi e inafferrabili. Paura infondata, visto che i partiti sono alla canna del gas e non sono più in grado di incastrare nessuno, se non se stessi. E in ogni caso la mossa era a rischio zero e a vantaggio mille (per loro e per il Paese). É vero, come sospettavano i complottisti (che spesso ci azzeccano) che Napolitano e parte del Pd sono già d’accordo col Pdl per l’inciucio: ma, a maggior ragione, la proposta di un governo Settis o Zagrebelsky li avrebbe messi tutti con le spalle al muro. E li avrebbe costretti alla ritirata, non foss’altro che per non assumersi la responsabilità di aver bocciato il miglior governo degli ultimi 15 anni (almeno sulla carta). Ora invece l’unica alternativa alle urne, che tutti invocano ma tutti temono, sarà un inciucissimo con B., più o meno mascherato. Che magari era nella testa di Napolitano e dei partiti fin dal primo giorno. Ma che ora ricadrà sulla testa dei 5 Stelle. E naturalmente degli italiani. Bel risultato, complimenti a tutti.

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