Il pesce piccolo

Il pesce piccolo ha abboccato. Fritto e mangiato in un boccone. E adesso?

Che Grillo avesse rinunciato ad assicurarsi immediatamente un succulentissimo uovo per mirare ad una più corposa gallina in futuro era ormai chiaro da tempo. Unendo le sue forze a quelle del PD avrebbe potuto pescare subito il pesce grosso, ma ha preferito una strategia più rischiosa e potenzialmente più devastante. Ha attaccato prima il punto più debole, il pesce più piccolo. Ed è stato davvero facile, come soffiare su un castello di carte: il PD ha fatto quasi tutto da solo.

Uno dei ritornelli di Grillo è che PD e PdL sono uguali e che i partiti non rappresentano i cittadini. Che cosa fa il PD per smentirlo? Si mette d’accordo col PdL per votare un Presidente della Repubblica che piaccia a Berlusconi, in aperto contrasto con la volontà della base.

Sarebbe già abbastanza, ma non è tutto. La lungimiranza, l’elevata affidabilità e la ferrea coerenza dei PD sono testimoniate da diversi altri fatti. Bersani aveva dichiarato ai capigruppo 5 stelle che il PD sente profondamente l’esigenza di cambiamento espressa dagli elettori, e li aveva avvertiti che la spinta al rinnovamento non è una esclusiva del loro movimento. Come pegno e simbolo di questo rinnovamento, che cosa fa il PD? Rielegge il Presidente che c’era prima. Non è un problema, direte, perché l’essenziale era trovare un nome condiviso. Infatti l’alternativa invocata a gran voce da una grandissima parte del popolo italiano, che avrebbe potuto rappresentare davvero una svolta epocale nella vita politica italiana, non è stata presa nemmeno in considerazione perché era stata proposta prima dai 5 Stelle. Per la prossima elezione al Quirinale, quindi, siamo avvertiti: va bene solo un nome condiviso, purché lo pronuncino tutti nello stesso momento. O in alternativa gli elettori si mettono d’accordo telepaticamente sul nome da scrivere sulla scheda, e vanno a votare senza aver mai aperto bocca.

Fin qui tutto bene, quindi: la prima fase dell’operazione ha avuto successo. Ma ora viene la parte più difficile. Il PdL, nonostante tutto, non è uguale al PD: è molto più compatto. Berlusconi non è uguale a Bersani: è molto più furbo. E soprattutto gli elettori del PdL non sono uguali agli elettori del PD: non provano vergogna. Non posso sapere che cosa pensa Grillo, ma se si illude di poter abbattere il PdL con la stessa facilità con cui ha abbattuto il PD si sbaglia di grosso. Sarà comunque interessante, per chi non si identifica né in una né nell’altra parte, assistere da spettatore allo scontro finale, che forse si consumerà nella prossima tornata elettorale. Sarà un po’ come andare al cinema, solo che durante la proiezione, al posto delle classiche patatine e dei popcorn, non ci resterà altro da sgranocchiare che briciole di pane secco e croste di formaggio.

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5 commenti

  1. E la sedia sarà cosparsa di chiodi a tre punte.

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    • Nel caso assisterò in piedi.
      Segnalo intanto questo intervento di Rodotà: “Se viene meno un soggetto forte della sinistra e ci sarà un puzzle impazzito, avremo il confronto Berlusconi-Grillo. Una specie di livello finale.”
      Questa metafora si ricollega, credo, al mondo dei videogiochi, ma mi ricorda molto quella del cinema…

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  2. L’anticarro, Bue punto zero sei acuto. Credo proprio che sia come dici.

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