Ancora qui

Fedele al vecchio motto “scrivi poco, scrivi fuoco”, Bue punto zero per parecchio tempo non si è fatto sentire. Molto di ciò che ha pubblicato in passato è tuttora valido, e questa circostanza ha reso a lungo superfluo lo sforzo di aggiungere nuovi articoli.

L’incombere di nuove elezioni rende particolarmente attuali i numerosi messaggi che sono stati indirizzati agli elettori di Berlusconi (ad esempio questo), nonché l’articolo nel quale avevamo lasciato spazio nientemeno che a un elettore (ex elettore?) leghista. Anche le considerazioni sulla minestra putrida (si intende la coalizione che comprende Forza Italia e Lega) sono ancora valide, anzi il disgusto viene acuito dall’aggiunta massiccia di addensanti quali razzismo e xenofobia.

Questa ripugnante coalizione ha certamente buon gioco nel raccogliere il malcontento dei numerosi cittadini che constatano come molti delinquenti vengano lasciati liberi di agire, e quando vengono individuati e arrestati siano poi anche spesso rilasciati dopo poco tempo, pronti a tornare a dedicarsi alle loro precedenti attività. Il fatto però che tra costoro vi sia un buon numero di cittadini di origine straniera non dovrebbe portarci frettolosamente alla conclusione che essi abbiano una propensione a delinquere più spiccata di quella degli italiani, i quali come forse saprete sono noti al mondo intero in primo luogo per la pizza, e in secondo luogo per la mafia. Invece di convincerci che la soluzione di tutti i problemi includa rastrellamenti a tappeto e militarizzazione delle frontiere, dovremmo riflettere sull’efficienza del sistema giudiziario italiano, che è basato su un’infinità di leggi mal scritte ed è afflitto da un eccesso di burocrazia e da una cronica mancanza di risorse. Tutto questo mina alla base la fiducia nella giustizia, la quale spesso non riesce a garantire la certezza della pena per i malfattori. Considerando che recandosi all’estero ci si può trovare in luoghi dove si passano dei guai per una semplice carta di caramella lasciata accidentalmente cadere per strada, è evidente che il nostro Paese risulta uno dei più appetibili per i delinquenti di ogni parte del mondo. È quindi facile comprendere come, assieme a tanta gente che viene qui semplicemente perché non ha un posto migliore dove andare, arrivino in Italia anche tanti stranieri con una propensione a delinquere più marcata della media.

Vale a questo punto la pena di ricordare che Berlusconi e la Lega sono già stati al governo per lunghi anni nel recente passato, e hanno quindi già avuto la possibilità di riformare il sistema giudiziario per renderlo più efficiente e garantire appunto quella certezza della pena che oggi renderebbe molto più sicuro il nostro Paese. Tuttavia non hanno colto questa occasione. Se qualche ingenuo si chiedesse perché, potrebbe trovare la risposta proprio in molti articoli qui pubblicati. Al contrario, hanno sfornato decine di leggi salva-Berlusconi, e anche –per non fare torto a nessuno– anche qualche legge salva-leghisti. In effetti se Berlusconi non è finito in galera è proprio perché la giustizia italiana era poco efficiente, ed in più è stata resa deliberatamente ancora più inefficiente proprio dall’azione dei suoi governi (ciò nonostante alcuni dei suoi più cari amici e collaboratori hanno saputo delinquere in modo talmente plateale da non riuscire a sfuggire alle larghe maglie di questa giustizia menomata: un caso fra tutti quello di Dell’Utri che è in galera per essersi offerto disinteressatamente di fare da mediatore tra la mafia e Berlusconi). E ora dopo aver rubato, in virtù della sua conclamata propensione a delinquere, centinaia di milioni a tutti i cittadini (più di quanto tutti gli immigrati messi assieme potrebbero mai rubare in tutta la loro vita, per quanto si impegnassero), vorrebbe andare di nuovo al governo per ridursi le tasse e rendere ancora più facile evaderle.

Detto questo, appare evidente che cosa si dovrebbe fare. Innanzitutto stringere, ove già non ci siano, dei rigidi e vincolanti accordi con ciascuno Stato estero in virtù dei quali si possa nella maniera più rapida estradare in patria, affinché sia ivi sottoposto a giusto processo, qualunque straniero che abbia varcato il confine con il manifesto intento di delinquere e che sia stato “pizzicato” nello svolgimento di questa sua attività. In questo modo si ridurrebbe un poco il gravoso carico che incombe sulla giustizia italiana, come pure il problema del sovraffollamento delle carceri. Naturalmente questo piccolo vantaggio ha un prezzo: per incentivare questi Stati a collaborare si dovrebbe versare loro un contributo economico in ragione della quantità di imputati rispediti in patria. Ma insieme ai soldi –e questo è il secondo, imprescindibile passo–, dovremmo mandare in qualche Paese dotato di carceri adatte (ho sentito parlare bene di quelle del Ghana) anche Berlusconi, Salvini, i loro collaboratori e i loro alleati (presenti e passati: non si ammette possibilità di redenzione), affinché siano affidati alle amorevoli cure dei carcerieri locali.

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2 commenti

  1. Anonimo

     /  2 marzo 2018

    Ormai prendersela con Berlusconi (& C.) per quanto sacrosanto, è restrittivo, anzi, è una goccia nel mare. Siamo gli animali di Orwell, nell’impossibilità di distinguere tra le diverse specie degli individui che vivono, prosperano e governano (o sperano di farlo) alle nostre spalle

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