Bufala 2.0

Preciso subito, a scanso di equivoci, che non ho nulla contro le bufale intese come femmine del bufalo, per le quali nutro anzi profonda stima e casto affetto.

Detto questo, per accostarmi all’argomento dell’articolo rammenterò ai miei lettori che per chi vive in ambiente rurale è normale considerare lo sterco non come un rifiuto, ma come una risorsa preziosa, e quindi non mi vanterò più di tanto dell’idea che ho partorito e che ora illustrerò senza altri indugi.

Primo spunto: le bufale, intese come fandonie, che con sempre maggiore intensità intasano le vie di comunicazione digitali e creano scompiglio nella già fragile coscienza politica della popolazione.

Secondo spunto: la basilare aspirazione del MoVimento 5 Stelle alla democrazia diretta, ribadita ancora in questi giorni da un suo noto esponente, che mira a rendere obsoleta la nomina di cittadini deputati a rappresentare l’elettorato in apposita assemblea e a mettere tutte le decisioni in mano a quella fragile e sempre più annebbiata coscienza politica di cui sopra.

Se le due cose, prese separatamente, possono sembrare –e sembrano effettivamente a molti– non meno che deplorevoli, unite assieme possono generare benefici insperati. L’idea è quella di iniettare sistematicamente e continuativamente una certa dose di bufale, del tipo più vario possibile (in modo che possano solleticare i bassi istinti di ogni parte politica, senza alcuna discriminazione), nei luoghi dove esse hanno già dato prova di prosperare, e monitorare l’attività risultante (ovviamente in maniera del tutto automatica). Chi rilancia queste bufale condividendole con i suoi conoscenti e seguaci viene schedato e, come nella patente a punti, oltre un certo limite, avendo dato prova della sua totale imbecillità, perde il diritto di voto. (I lettori più acuti contesteranno che sarebbe più equo dare al suo voto un peso inversamente proporzionale al numero di bufale che ha contribuito a diffondere, ma non complichiamoci troppo la vita.)

La piattaforma digitale usata per esercitare la democrazia diretta, già sperimentata con successo proprio dal MoVimento, avrà accesso a questa schedatura, e accetterà la preferenza espressa dagli individui inibiti al voto come se niente fosse (la perdita del diritto è segreta e non viene notificata o pubblicata in alcun modo), ma non ne terrà conto nel decretare il risultato finale della consultazione.

In questo modo si otterrà ciò che già da tempo molti auspicano, e cioè una drastica scrematura dell’elettorato. Non è poco, se pensiamo che il principale difetto della democrazia è proprio l’equiparazione dei voti di un imbecille e di un normodotato (e in più il numero di imbecilli sembra in continua crescita).

Aggiungo che il fatto di acquisire anche le preferenze espresse da chi ha perso il diritto al voto presenta ancora un vantaggio collaterale: la possibilità di confrontare i due risultati, quello reale (in cui contano solo i normodotati) e quello potenziale (che include anche coloro che si bevono tutte le bufale e contribuiscono a diffonderle). Sarebbe interessante andare a vedere qual è il partito (o non-partito) che totalizza il maggior scarto tra i due risultati. Voi che cosa pronosticate?

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