Il Coronavirus ai tempi del Coronavirus

Pipistrelli a testa in su

Se avessi le orecchie, credo che mi fischierebbero. Per quel che posso ricordare, non si è mai parlato così tanto di me; in effetti fino a poco tempo fa non si parlava affatto. Se ce l’avete con me posso anche capirvi, ma fossi in voi –come effettivamente sono– prima di ricorrere ad espressioni colorite come “carognavirus” o simili rifletterei un attimo, e proverei ad osservare le cose da una prospettiva un po’ diversa.

Negli ultimi cinquecento e passa milioni di anni ne ho viste di cotte e di crude, ho assistito a qualcosa come cinque estinzioni di massa, di cui un paio veramente toste (e, sebbene possa sembrare superfluo, visto il vento che tira tengo a precisare che non sono minimamente responsabile di alcuna di queste). Ho fatto via via il possibile per adattarmi alla situazione, e direi che me la sono cavata. Certamente non vorrei fare del male a nessuno. Il punto è che se trovo un ambiente confortevole, non posso proprio fare a meno di riprodurmi, è più forte di me. Non vorrete farmene una colpa, spero, anche perché tra gli esseri viventi è una cosa abbastanza comune.

D’altra parte, non è che voi siate del tutto innocui. Io certamente non vorrei uccidere, anzi per me la morte dell’ospite in un certo senso è un fallimento. Che dire invece di voi? Il vostro ciclo biologico ha forse luogo senza arrecare danni ad altri organismi? Non ne uccidete forse direttamente o indirettamente milioni ogni giorno? Non distruggete ogni anno centinaia di migliaia di ettari di foreste densamente abitate da ogni sorta di specie animali e vegetali? Non state forse alterando irreversibilmente l’equilibrio dell’attuale biosfera? Di una cosa sono certo: se ci sarà un’altra estinzione di massa nei prossimi millenni, è molto più probabile che sia per causa vostra piuttosto che mia.

Ora non fraintendetemi, non dovete pensare che ce l’abbia con voi. Alcune cose che avete fatto le trovo anche interessanti. Però a volte vi montate troppo la testa. Prendiamo ad esempio quella che molti ritengono la più grande impresa dell’umanità, che avete celebrato in lungo e in largo: i viaggi sulla Luna. D’accordo, è notevole. Anche per me passare dai pipistrelli all’uomo è stato un bel salto, non era mica così scontato che ci riuscissi. Però andiamo a vedere i risultati: voi siete arrivati sulla Luna con enormi investimenti e rischi, avete trovato solo una montagna di sassi e ve ne siete tornati qui. Anch’io ho fatto il mio piccolo grande passo, e il risultato è che ho colonizzato un nuovo mondo dove intendo prosperare per molto tempo, convivendo –spero il più pacificamente possibile– proprio con voi.

Insomma, direi che voi siete appena all’inizio, ma voglio darvi un aiuto. Se c’è una cosa che ho imparato in questi milioni di anni è che tutto si trasforma incessantemente, che non c’è un giorno uguale ad un altro, che “simile” vuol dire “diverso”. Che la stabilità è un’illusione e che l’unica realtà è il mutamento. E io di mutazioni ne so qualcosa, credetemi. Anche voi dovrete cambiare, che lo vogliate o no. Ma come cambierete dipende soprattutto da voi. Io dopo la prossima estinzione di massa sarò ancora qui; non so se voi potrete dire altrettanto.

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2 commenti

  1. Caro Bue, devo dire che apprezzo moltissimo lo spirito democratico con il quale hai dato voce su queste pagine anche al Virus, al quale era sicuramente giusto consentire di esporre le sue più che valide ragioni. Mi sarà quindo consentito, spero di rispondere con la stessa libertà. Ecco:
    Egregio Signor Virus, i Suoi argomenti sono più che validi, e scientificamente ineccepibili. Le Sue considerazioni sull’umanità mi trovano in molti punti – e aggiungerò, purtroppo – assolutamente concorde. Molte specie viventi si sono estinte, nel corso dei millenni, e molte ancora, probabilmente, si estingueranno, per le ragioni più svariate ed anche – ultimamente – in misura non trascurabile ad opera dell’incoscienza, avidità, imprevidenza, indifferenza, ignoranza, stupidità della specie umana. Fin qui, egregio Signor Virus, siamo d’accordo.
    Il punto su cui non riesco proprio a concordare è – lo ammetto senza difficoltà – squisitamente egoistico ed utilitaristico, in quanto io stessa, sia pure fra numerosissimi dissensi e dissociazioni, faccio parte della specie umana, e quindi mi spiace per Lei, ma non ho alcuna intenzione di estinguermi per opera sua. Non è una questione di buona volontà, ma di sopravvivenza. Sopravvivenza che senza alcun dubbio favorirà chi saprà mutare in modo più rapido ed efficace. Lei, signor Virus, è quasi sicuramente un individualista, ogni virus per sé e dio per tutti. Purtroppo anche molta parte delle specie umana si comporta secondo questo principio. Ma, come Lei, anche noi possiamo mutare. Se necessario, anche più velocemente. Il problema è capire se lo vogliamo. Perché se la maggior parte di noi continua a lavorare alacremente per l’autodistruzione – per lo più in modo assolutamente indipendente da Lei e dai suoi eventuali simili – allora l’estinzione sarà né più né meno quel che ci meritiamo e che ci siano cercato. Intanto, io personalmente comincio a stare alla larga da Lei il più possibile, restandomene al sicuro in casa e cercando di non aiutarLa in alcun modo. Dopo, si vedrà. La guerra continua…

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    • Grazie per il commento!
      Se ho dato questo spazio al virus, chiaramente è perché anch’io ero sostanzialmente concorde con i suoi argomenti. Forse però non si è spiegato bene su un punto. Lui non ha alcuna intenzione di portarci all’estinzione. Solo noi, forse, saremmo capaci di colonizzare un nuovo mondo e subito condurlo alla distruzione.
      Io non parlerei di guerra, semplicemente stiamo vivendo una fase di transizione. Il virus si è adattato a noi, ora noi dobbiamo adattarci a lui. Dopo di che inizierà credo una lunga e pacifica convivenza, come lui stesso auspica.
      Né parlerei di virus individualisti. Al contrario, ci sono buoni motivi per pensare che senza i virus noi non esisteremmo neppure. Probabilmente essi hanno avuto un ruolo fondamentale nella comparsa di tutti noi eucarioti (bovini, felini, primati e via dicendo), in quanto il nucleo cellulare avrebbe avuto origine proprio da uno di loro.

      Cito da “Scientific American” un articolo di un certo Luis Villarreal, professore di biologia molecolare:

      è possibile che i virus producano dei geni che possono colonizzare due lignaggi differenti: per esempio, batteri e vertebrati. Quello che, all’apparenza, è un gene elargito all’umanità dai batteri, potrebbe in realtà essere stato dato a entrambi da un virus.

      La comparsa del nucleo – che contraddistingue gli organismi eucarioti (le cellule dei quali sono dotate di un vero e proprio nucleo), tra cui anche l’uomo, dai procarioti come i batteri – non può essere spiegata in modo soddisfacente invocando esclusivamente un processo di adattamento graduale delle cellule procarioti che, a poco a poco, sono diventate eucarioti. Piuttosto, è possibile che il nucleo si sia evoluto a partire da un virus a Dna tenace e di notevoli dimensioni, che si è insediato in modo permanente all’interno dei procarioti.

      A parziale sostegno di questa ipotesi ci sono i dati ottenuti dal sequenziamento, che dimostrano come il gene per una Dna polimerasi (un enzima che copia il Dna) presente nel virus chiamato T4, un virus che infetta i batteri, sia strettamente imparentato ad altri geni che codificano per la Dna polimerasi, sia negli eucarioti che nei virus che li infettano. Anche Patrick Forterre dell’Università di Parigi-Sud ha analizzato degli enzimi responsabili della replicazione del Dna, giungendo alla conclusione che, negli eucarioti, anche i geni per tali enzimi hanno probabilmente un’origine virale.

      (qui la fonte)

      Con tutto ciò, consiglio anch’io di stare alla larga dal virus. Almeno fino a che non saremo ben vaccinati.

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