Il punto di non ritorno

Chi ha bisogno di un’iniezione di ottimismo?

Io ne ho bisogno. Rivoglio il mio mondo. Voglio tornare indietro, voglio che tutto sia ancora com’era prima.

Nel mio mondo gli influencer vengono messi in quarantena, e chi diffonde materiale virale viene processato per direttissima.
Nel mio mondo la gente non alza di un semitono qualunque #cazzata le passi per la testa.
Nel mio mondo, se a qualcuno capita di esprimersi con mozziconi di vocaboli di incerta nazionalità (“Hey raga, ecco un recap del doc con le info per la demo di quella app che ti avvisa quando dimentichi pezzi di parole”) ne prova vergogna e la sua esternazione viene unanimemente esecrata.
Nel mio mondo nessuno posta per ottenere like e incrementare i propri follower.
Nel mio mondo nessun giornale avrebbe occasione di pubblicare una notizia come “Il presidente del Consiglio parla su Facebook dopo una giornata segnata da dati drammatici”.
Nel mio mondo, invece, quasi tutti si fanno quotidianamente una massiccia dose di cazzi propri.

Ma ormai è troppo tardi, non si tornerà più indietro. Di questo mondo tra poco non resterà neppure la nostalgia.

E l’ottimismo –mi chiederete– dove sta? È presto detto: considerate che, con quanto esposto qui sopra, il peggio è passato. Per tutto il resto le cose in un modo o nell’altro si aggiusteranno.

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2 commenti

  1. Sicuro che sia il peggio, e che sia passato? Sai come si dice, caro Bue: Al peggio non c’è mai fine… E spesso la saggezza popolare dei proverbi ci azzecca!

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    • No, non sono affatto sicuro. Ma il confino a lungo andare dà alla testa, basta vedere quanti appendono sul balcone il cartello con scritto “Andrà tutto bene”…

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