Fondata sul lavoro

Uno degli obiettivi dichiarati del Governo Monti è agevolare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Al contempo la punta di diamante della riforma di risanamento varata dallo stesso Governo è l’innalzamento dell’età pensionabile. Difficile pensare che ad un simile consesso di tecnici, professori e luminari possa essere sfuggita la palese contraddizione che si annida tra queste affermazioni, la cui gravità aumenta se si considera che una delle parole d’ordine per le prossime riforme è flessibilità. I posti di lavoro sono quelli che sono: quando in nome della flessibilità un lavoratore attempato verrà messo alla porta in favore di un giovane rampante, non ci sarà lecito sperare che un estemporaneo corso di formazione lo renda di nuovo competitivo, poiché egli andrebbe poi a competere proprio con quei giovani che invece vogliamo favorire. Neppure avrebbe senso negargli la possibilità di andare in pensione per poi prolungare la sua agonia mantenendolo per qualche tempo al limite del livello minimo di sopravvivenza tramite l’elargizione di un magro sussidio di disoccupazione.

Non possiamo dubitare che dietro alle mosse del Governo, nonostante le apparenze contrarie, ci sia una strategia coerente, solida e lungimirante. Possiamo altresì essere certi che questa strategia si rivelerà inaspettata e sorprendente, poiché gli stessi Ministri lo hanno promesso apertamente. Pur non avendo per ora la possibilità di uscire dal campo delle semplici illazioni, ci sentiamo di azzardare un’ipotesi suggestiva: la soluzione al problema della carenza di lavoro è la soppressione fisica del disoccupato. – Continua a leggere >