Bue punto zero

Si sono presentati forse nella storia tempi e luoghi in cui poteva dirsi onorevole o persino nobile il mostrarsi neutrali, distaccati, equidistanti. Qui e ora certamente no. Questo è oltre ogni ragionevole dubbio un momento in cui è doveroso per ciascuno esprimere senza esitazione tutta la propria faziosità, esternare senza troppi giri di parole le proprie convinzioni, puntare con decisione il dito senza lasciarsi trattenere dal vago timore di offendere qualcuno.

A volte per iniziare ci si può limitare ad un gesto, non necessariamente solo simbolico. Se ad esempio scorgiamo nella televisione uno strumento utile a rimbambire e anestetizzare la gente, può essere già un passo avanti eliminarla, gettando lo sgargiante elettrodomestico in pasto alla più vicina discarica autorizzata. Viceversa, nel momento in cui si intravede il rischio che una forma di espressione dalle potenzialità rivoluzionarie venga tarpata da chi ha interesse a mantenere con ogni mezzo lo status quo, una tra le risposte possibili può essere aggiungere la propria voce a quelle già innumerevoli che la sostengono. E allora entrano in gioco le parole, che sono una delle armi più potenti di cui disponiamo.

Non mi dilungherò qui a parlare del Web 2.0 e del ruolo che ha avuto nella storia recente di alcuni importanti paesi dell’area mediterranea. Né mi soffermerò sulla correlazione esistente, a livello mondiale, tra il rispetto dei diritti umani e l’attività di censura operata sulla rete, o sui dettagli della legge cosiddetta “bavaglio” che nei prossimi giorni potrebbe essere approvata dal parlamento della Repubblica italiana. Per il momento mi limito ad auspicare che l’inversione di tendenza sia già avvenuta, che il giro di boa sia alle spalle, che il fondo sia già stato toccato, che il punto zero della scala dell’ignominia in cui un popolo bue pasciuto a suon di spot pubblicitari ci ha scaraventati stia per entrare a far parte dei ricordi del passato.

Se le cose stessero effettivamente in questo modo, probabilmente non ci sarebbe un bisogno così impellente di spendere tempo a scriverne.

Partendo quindi dall’assunto più che probabile che il mio auspicio debba essere smentito, do inizio ad una serie di interventi il cui obiettivo minimo è riuscire ad illudermi di aver fatto qualcosa di costruttivo, mentre per quanto riguarda il massimo non pongo limiti di sorta. Ho intenzione infatti di sfidare qualunque tipo di bavaglio con iniziative clamorose e dirompenti. Quindi rimanete sintonizzati.