Il Chiodo fisso

I lettori più attenti avranno notato che negli ultimi tempi l’onorevole Salvini — al quale, per la simpatia che mi ispira, auguro di pinzarsi il pisello nella patta dei pantaloni — è diventato un chiodo fisso di Bue punto zero. Effettivamente mi sto impegnando per abbattere, uno dopo l’altro, tutti i suoi principali cavalli di battaglia. Metaforicamente, s’intende, perché fra quadrupedi erbivori non può esserci che solidarietà ed empatia, a prescindere da chi portiamo in groppa.

Oggi è il turno del turpe e smaccato utilizzo del Crocifisso, baciato in mondovisione e variamente ostentato nelle più disparate occasioni.

Che ciò venga fatto per calcolo politico è evidente. Che la parte di elettorato cattolico o ateodevoto che vede di buon occhio questi atteggiamenti sia più nutrita della parte che lo trova disgustoso è probabile. Che questo atteggiamento sia coerente con i princìpi fondanti della Chiesa è assai discutibile. Vi sono anzi le prove che già nel diciannovesimo secolo la Chiesa cattolica era più avanti rispetto a certe idee reazionarie che vengono oggi propalate dal nostro soggetto.

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Non c’è più religione

A causa della recente tornata elettorale e delle corpose problematiche ad essa correlate non abbiamo potuto sinora dedicare neanche una riga ad un altro evento di proporzioni epocali, che ha suscitato in alcuni casi sdegno e riprovazione: lo spapamento del Papa.

Avremmo voluto commentare la notizia con qualche osservazione sagace e arguta, ma dopo una breve riflessione abbiamo deciso di desistere, e di lasciare piuttosto la parola su un tema così complesso ad autori più eruditi ed esperti di noi. Rimandiamo quindi i nostri lettori ad un sito specializzato, dove tra le altre cose è pubblicato un testo, in forma di omelia, che affronta proprio l’argomento più scottante: quelle lacerazioni interne alla Chiesa che quasi certamente sono all’origine dell’abdicazione del Pontefice. Esse vengono ricondotte alla fondazione stessa della Chiesa e a poco a poco conducono, appoggiandosi saldamente sulla sola autorità delle pagine neotestamentarie, ad una originale e sorprendente interpretazione della figura del Vescovo di Roma e della sua funzione nella Chiesa universale. Avvertiamo i lettori che il testo è inevitabilmente un po’ specialistico, ma confidiamo che la perseveranza verrà premiata.